Capitolo Primo – Religioni, diritto stato
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Le religioni del libro del medio oriente. Monoteismo esclusivista, radicamento geopolitico.
L’evento cristiano ha provocato l’avvio di due processi storici complementari:
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Ha universalizzato il messaggio del Dio ebraico estendendolo a tutte le popolazioni relativizzazione del concetto di popolo eletto, proclamazione della paternità divina e della redenzione per tutti gli uomini.
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Ha portato al superamento della religione naturale che nel paganesimo si esprimeva attraverso il politeismo.
Il monoteismo cristiano è meno perfetto di quello ebraico → la promessa mantenuta del Messia inviato agli uomini si traduce nella INCARNAZIONE DI DIO attraverso il suo figlio e nella piena manifestazione dello spirito santo quale terza componente della realtà TRINITARIA divina.
La narrazione evangelica dà l’avvio ad una teologia speculativa ed indagatrice della natura, della conformazione, dell’azione di Dio e del suo disegno di redenzione: →chi non condivide la teologia speculativa è fuori dall’ortodossia. Un DOPPIO ESCLUSIVISMO: sia verso le altre vedi che verso i propri dissenzienti.
Il cristianesimo è indissociabile dal suo messaggio morale → il cammino spirituale del cristiano è cammino etico per eccellenza e contribuisce a formare l’homo faber occidentale, spingendolo verso traguardi di perfezionamento individuale ed inducendolo a trasformare il mondo alla luce della legge divina. Il cristiano deve:
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Agire e realizzarsi in conformità alle proprie doti naturali (ETICA DELL’AZIONE)
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Purificarsi nella propria interiorità per non cadere nell’ipocrisia (ETICA DELL’INTENZIONE)
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Seguire un itinerario di sacrifici se vuole raggiungere la perfezione (ETICA DELLA RINUNCIA)
Contraddizione del cristianesimo: il suo monoteismo scaccia gli dei pagani e gli idoli portando SPIRITUALITA’ ma il suo messaggio e le sue istituzioni si intridono di GIURIDICISMO greco-romano. Dualismo tra stato e chiesa: Il cristianesimo non si sostituisce allo stato e all’impero benchè cerchi continuamente di plasmare e piegare il potere alla propria concezione etica e sociale.
Gli ebrei sono invece visti come CREDENTI DIMIDIATI che non vogliono accettare il compimento dell’opera di dio nella storia, rifiutando di inserirsi nel progetto della redenzione. Il Nuovo Testamento, divenendo legge per l’occidente, li condanna all’emarginazione e ad una diaspora che può provocarne l’estinzione. Diaspora già iniziata prima dell’affermazione del cristianesimo, con la distruzione di Gerusalemme ad opera di Tito, nel 70 d.C.
Il monoteismo ebraico d’altronde rifugge da una teologia speculativa: sia commiserato chi specula su quattro cose perché egli è come se non fosse mai venuto al mondo: ciò che è sopra, ciò che è sotto, ciò che è prima, ciò che è dopo. (hagiga 2,1).
Una radice monista è presenta nell’ebraismo poiché alcuni principi fondamentali della legge mosaica e delle prescrizioni bibliche non ammettono distinzione tra etica e diritto ed hanno validità assoluta nella comunità. Il rapporto tra ebraismo e cultura istituzionale si instaura e si sviluppa all’interno dello stato moderno e porterà la diaspora a trasformarsi nel grande fenomeno dell’emancipazione israelita che ogni stato totalitario tenta di soffocare e che costituisce il banco di prova di ogni moderna democrazia.
L’islam decreta la signoria di Allah sull’uomo e sulla sua vicenda terrena, proponendo la SOTTOMISSIONE della creatura al suo creatore come paradigma dell’esistenza individuale e collettiva. Maometto proclama la fine della RILEVAZIONE DIVINA che si conclude con la DETTATURA DEL CORANO, comunicatogli dall’arcangelo Gabriele e che contiene la PAROLA DEFINITIVA DI DIO NELLA STORIA.
Il monoteismo perfetto dell’islamismo si manifesta nella condanna inappellabile di ogni idolatria pagana e nella diffidenza verso le teologie speculative. La professione di fede islamica recide ogni rapporto con le precedenti religioni e implica che l’unico peccato IRREMISSIBILE è quello di dare a Dio degli associati (peccato di SIRK), negando che egli sia unico. La SURA del culto sincero ribadisce:
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EGLI è UNICO
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ALLAH è L’ASSOLUTO
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NON HA GENERATO, NON è STATO GENERATO
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NESSUNO è UGUALE A LUI
Di Allah si possono pronunciare i 99 bellissimi nomi ma non si può oltremisura investigarne la natura e i caratteri. La teologia svolge un ruolo secondario e l’esclusivismo islamico si manifesta nei confronti degli idolatri e degli apostati, che meritano la più dura condanna.
Gli ebrei e i cristiani non sono compresi tra gli idolatri e potranno seguire la loro religione imperfetta MA in posizione subordinata ai musulmani. Essi sono considerati come seguaci del libro dal momento che Maometto vi si ricollega, riconoscendo le principali figure dell’antico e del nuovo testamento:
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Abramo è il primo musulmano perché proclamò la fede monoteista.
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Ismaele è il capostipite dei popoli arabi.
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Gesù cristo è nato per intervento divino, ritornerà sulla terra alla fine del mondo ma non ha natura divina e non è morto in croce, essendo stato all’ultimo sostituito da altra persona.
La repentina opera unificatrice dell’islam in tutta l’asia mediorientale e nel bacino mediterraneo africano si fonda su poche fondamentali regole di culto e di comportamento religioso. Contrario a forme clericali di intermediazioni, i musulmani debbono hanno 5 obblighi fondamentali:
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Professione di fede: SHAHADA
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Obbligo della preghiera quotidiana: SALAT
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Dovere della misericordia: ZAKAT e SADAQA
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Digiuno e prescrizioni alimentari: SAWN
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Pellegrinaggio al luogo di origine della rilevazione: HAGG
L’etica musulmana non si erge a sistema di mortificazione delle pulsioni umane ma spinge il credente a scegliere una via mediana della soddisfazione e dei piacere leciti.
L’universalismo islamico si basa sulla grande spinta unificatrice che l’islam ha dato alle tribù beduine dell’Arabia. Il profeta è allo stesso tempo CAPO RELIGIOSO, POLITICO, CONDOTTIERO MILITARE → L’Islamismo germina in un popolo che non conosce forme istituzionali e quindi deve organizzarsi e strutturarsi sulle basi di una nuova legge che è insieme spirituale e temporale, religiosa e politica, morale e civile: L’ISLAM E’ ESSO STESSO ORDINAMENTO.
Anche l’islam conosce un doppio esclusivismo. Il sistema dei MILLET concede alla minoranze religiose di governarsi attraverso gli statuti personali ma nella realtà si sostanzia come una ghettizzazione. L’altro esclusivismo agisce nei cnf del diritto e del potere politico, concepiti solto all’interno della legge coranica. Il dualismo è concettualmente inammissibile. IL CALIFFO è il capo supremo in quanto successore/vicario del Profeta e deve custodire e promuovere la vera fede contro ogni nemico, interno ed esterno. La conquista della terra è, pertanto, un DOVERE RELIGIOSO da attuare con MEZZI MILITARI E POLITICI.
2. La diffusione missionaria del cristianesimo. L’unione con l’impero e le influenze giuridicizzanti.
Il cristianesimo si diffonde utilizzando mezzi pacifici e subendo a intermittenza persecuzioni sino al 313. Secondo i vangeli l’attività missionaria degli apostoli ha inizio dopo la pentecoste, si svolge inizialmente in Gerusalemme ed in Palestina mantiene per un breve periodo una dimensione intra-ebraica per estendersi progressivamente tra le popolazioni dell’impero romano.
Con Paolo di Tarso si determina una delle svolte più importanti della diffusione del cristianesimo: dopo la conversione sulla via di Damasco egli propone e realizza l’emancipazione di coloro che aderiscono al cristianesimo dalla legge e da alcune tradizioni ebraiche. Paolo diffonde il vangelo tra i Gentili e fonda ad Antiochia, ad Efeso e a Corinto chiese cristiane. Parimenti gli apostoli un po’ ovunque nell’impero. San Paolo e San Pietro sarebbero giunti a Roma ed ivi avrebbero trovato la morte, mediante martirio.
La diffusione pacifica del cristianesimo durante i primi tre secoli determina una nuova situazione nell’impero: le comunità cristiane rifiutano il carattere sacrificale e cruento dei culti pagani, promuovono una nuova spiritualità e divengono comunità autonome con una propria organizzazione, una gerarchia ecclesiastica, una ispirazione culturale.
Con il tempo le persecuzioni assumono un carattere più sistematico e sono decise ed avviare per volontà di diversi imperatori. La cultura cristiana si sviluppa in realtà estese in ogni luogo dell’impero, che vivo dentro di sé una scissione sempre più lacerante: i cristiani pur rispettosi delle leggi dello stato, rifiutano di sacrificare agli dei, di riconoscere la divinità dell’imperatore, di partecipare a tutto ciò che è pagano la PERSECUZIONE RAPPRESENTA IL TENTATIVO DI FAR REGREDIRE LA NOVA RELIGIO E DI RICONDURRE TUTTI ALL’OSSERVANZA DELLE LEGGI DELLO STATO. Nel 303 Diocleziano estende la persecuzione in tutto l’impero, sperando di decapitare il cristianesimo della sua classe dirigente.
313 d. C. → con un editto Costantino riconosce la piena libertà ai cristiani di praticare il loro culto ma in tal modo il cristianesimo viene inglobato in un contesto politico e giuridico che tende ad influenzarlo e modificarne alcuni caratteri.
La commistione tra potere politico e potere ecclesiastico affonda le sue radici proprio in questo momento storico:
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Nel 314 è istituito un bilancio per il culto cristiano, attraverso cui si sostiene la costruzione di basiliche e santuari
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Nel 318 sono poste le basi per il riconoscimento della giurisdizione episcopale con il rilievo della episcopalis audientia (inizialmente avvio di una procedura arbitrale valida per risolvere controversi clericali)
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Tra il 321 e il 323 sono estesi al clero cristiano gli stessi diritti spettanti ai sacerdoti pagani.
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Si forma il nucleo di quella che sarà conosciuto come il PRIVILEGIO DEL FORO; il vescovo viene esentato dalla giurisdizione, anche penale.
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Nel 321 alle singole chiese è riconosciuto il diritto di essere istituite legatarie od eredi.
L’imperatore pur rimanendo pontifex maximus si erge anche a difensore dell’unità della chiesa cristiana. E’ Costantino a convocare i concili di Roma e di Arles, per dirimere le controversie aperte nella chiesa africana dallo scisma di donato. I concili condanneranno il donatismo sia quando afferma che occorre ribattezzare gli eretici convertiti, sia quando sostiene che i sacramenti sono invalidi se conferiti da sacerdoti indegni.
Sempre Costantino convoca il concilio di Nicea il 20 maggio 325 il quale terminerà con la condanna di Ario (sacerdote alessandrino che afferma che cristo non possa essere considerato alla stregua di dio avendo avuto una origine temporale rispetto all’eternità del Padre) e con l’approvazione del simbolo di Nicea.
L’assimilazione della mentalità romana rischia però di trasformare la religione del libro in una religione della legge e delle controversie, normatizzata e normativizzante.
L’integrazione con l’impero diviene assoluta con l’editto di Tessalonica di Teodosio (28 febbraio 380) che impone a tutti di professare la RELIGIONE CHE L’APOSTOLO PIETRO INSEGNO’ AI ROMANI ANTICAMENTE E CHE ORA E’ PROFESSATA DAL PONTEFICE DAMASO E DA PIETRO VESCOVO DI ALESSANDRIA, UOMO DI SI SANTITA’ APOSTOLICA.
In pochi anni il cristianesimo diviene religione di stato e da perseguitati divengono persecutori:
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Nel 381 e 383 Teodosio priva gli apostati dei diritti civili
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Nel 382 Graziano abolisce in occidente il titulus di pontifex maximus
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L’editto di Costantinopoli (392) estende la proscrizione del paganesimo, di una legge fatta da Teodosio a Milano l’anno precedente, a tutto l’impero.
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Altre leggi di Teodosio II ordinano la distruzione dei santuari, tempi ed edifici idolatrici, intatti.
Il cristianesimo introduce anche un’altra scissione nella società civile e politica: la condanna degli ERETICI (= coloro che si allontanano dal magistero ufficiale negando una o più verità di fede, soprattutto quelle proclamate dai concili ecumenici) → l’eretico è il nemico INTERNO che va estirpato poiché provoca scandola ed è un elemento di inquinamento della comunità.
Giuridicamente la terminologia adottata per qualificare l’eresia è diversa e mutuata dalla tradizione precristiana.:
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Nel codice di Teodosio: errore, perfidia, sciocchezza, pazzia, contagio.
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Nei codici Teodosiano e Giustinianeo: superstitio, sacrilegium, crimen publicum, delitto.
La pena di morte è concepita solo per i casi più gravi (insegnamento e propagamento dell’eresia). Altre sanzioni tendono ad escludere l’eretico e ad isolarlo dalla comunità (relegatio, interditio, deportatio). Tuttavia con il PENTIMENTO il dissidente può essere reintegrato nell’ortodossia dottrinale ed inoltre viene posto in tranquillità il potere che non vede più posta in discussione l’unità spirituale e politica della comunità. Le eresie di questo momento scaturiscono di sovente da un vescovo o da un influente membro del clero e attorno a questa opinione si raccolgono una o più chiese locali.
Gli ebrei non sono pagani, dal momento che sono gli eredi di quel popolo eletto con il quale il dio di Abramo ha stretto una alleanza che ha svolto una funzione centrale nel piano della salvezza. Ma essi non sono nemmeno eretici dal momento che non hanno mai abbracciato la fede cristiana. Agli occhi dei cristiani essi sono figli di una promessa e di un dono divini che essi non intendono onorare e come tale devono essere ISOLATI e privati di ogni possibilità di espansione → tra il V e il VI secolo di sviluppa la legislazione che esclude gli ebrei da una lunga serie di cariche fino a privarli quasi del tutto della capacità giuridica in ambito pubblicistico.
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le chiese orientali e la subordinazione dell’ortodossia al potere politico
Dal 380 d.C. L’occidente si identifica con il cristianesimo. Tra il 325 e l’869 si celebrano gli otto concili ecumenici che definiranno il credo cristiano e le basi disciplinari della struttura ecclesiastica.
L’unificazione teologica e dottrinale costituisce la base per l’unificazione culturale dell’Europa.
La giuridicizzazione del dogma fa sì che la cristianità si affanni in discussioni e distinzioni sempre più raffinare che fanno nascere RIVOLI ETERODOSSI un po’ ovunque:
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teorie monofiste tendenti ad assorbire la natura umana del cristo in quella divina: contro cui si pronuncia concilio di calcedonia del 451.
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teorie neo nestoriane: contro cui si scaglia il concilio II di costantinopoli del 533.
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tendenze monotelite che affermano l’esistenza in cristo di una sola volontà e di una sola energia nonostante la duplice natura umana e divina: contro cui il III concilio di Costantinopoli del 681.
Gli ultimi due concili del primo millennio si celebrano in un clima di crescente divaricazione tra chiesa d’oriente e d’occidente e riguardano le questioni dell’iconoclastia e della posizione del patriarca Fozio.
La chiesa ha inizialmente una COMUNE STRUTTURA EPISCOPALE che riflette l’originaria struttura apostolica e si basa sull’ESERCIZIO DELLA COLLEGIALITA’. Tale struttura sia articola in PATRIARCATI che agiscono sempre collegialmente senza vincoli di subordinazione gerarchica. Ciascuno di essi riconosce l’autonoma giurisdizione degli altri e per questo si parla di chiese AUTOCEFALE in quanto ciascuna di esse trova in sé la fonte di legittimazione e attorno al patriarcato si riuniscono i vescovi che nel suo ambito sono ordinati.
In tale ottica il VESCOVO DI ROMA è riconosciuto come il PATRIARCA DI OCCIDENTE benchè gli venga riconosciuta una certa preminenza in tema di fede e di dottrina: il suo consenso è necessario perchè una dottrina o un concilio ecumenico possano essere ritenuti validi e legittimi universalmente.
Nei fatti però si avvia un processo di gerarchizzazione dei patriarcati al cui vertice si pone il PATRIARCATO DI COSTANTINOPOLI, per motivi essenzialmente politici → l’impero considera roma e l’occidente come la periferia ed il canone 28 del concilio di calcedonia sancisce la supremazia dell’elemento politico su quello apostolico, definendo Costantinopoli come la NUOVA ROMA, la nuova città imperiale.
In tal modo però Costantinopoli prepara anche la sua fine: legandosi al destino dell’impero si vincola al potere politico invece che all’elemento apostolico. L’imperatore è in oriente BASILEUS e la subordinazione delle chiese d’oriente al potere politico si riflette a più livelli:
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gli imperatori convocano i concili e ne influenzano le decisioni
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i vescovi e i teologi per vedere affermate le proprie posizioni ricorrono all’imperatore
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il patriarca di Costantinopoli viene nominato dall’imperatore e non può operare scelte diverse da quelle imperiali.
Su queste basi nasce il CESAROPAPISMO ORIENTALE il quale si basa su una SUBALTERNITA’ STRUTTURALE DELLA CHIESA DI COSTANINOPOLI ALLA CASA IMPERIALE.
Se Giustiniano avevo teorizzato un cesaropapismo delineando le funzioni del sacerdozio e dell’impero (l’uno amministra le cose divine, l’altro presiede e si dà cura delle umane), la stessa Chiesa di Costantinopoli, invece, giunge ad affermare che AL DI FUORI DELLA SENTENZA E DELL’ORDINE DELL’IMPERATORE NIENTE DEVE FARSI NELLA CHIESA.
I patriarcati d’oriente però subendo l’autorità del collega di Costantinopoli, e con essa l’egemonia dell’impero, iniziano a nutrire sentimenti antimperiali e a subire fermenti independentisti → diffusione nestorianesimo ad Efeso, del monofinitismo ad Alessandria e nelle chiese africane, accettazione del vassallaggio nei cnf dei conquistatori musulmani al momento delle invasioni arabe. Tuttavia le chiese orientali non si sono mai realmente ribellate al potere politico ed anzi lo hanno sempre ricercato.
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La chiesa d’occidente. Dall’inferiorità politica all’ascesa primaziale.
Nel V secolo la chiesa d’occidente è fuori dal circuito politico imperiale ma al centro delle invasioni barbariche. Tuttavia, lontano dal controllo imperiale, il papa dà via ad un apparato dottrinale ed istituzionale che diverrà il nucleo centrale dell’Europa cristiana.
Roma prevarrà su Costantinopoli attraverso un processo basato sulla formazione di quel PRIMATO PONTIFICIO DI GIURISDIZIONE che porterà il papa ad imporsi con un potere immenso sulla chiesa d’occidente. L’indiscusso PRIMATO D’ONORE di Roma (= sede dell’apostolo Pietro) permette ai Vescovi di Roma di svolgere un ruolo attivo in materia liturgica, matrimoniale e dottrinale. Si pensi al rilievo dell’intervento di Papa Dionigi per la condanna del MODALISMO (= valore puramente verbale alla distinzione delle persone della trinità) e della opposta dottrina.
Dopo la legittimazione del 313, Roma inizia una accumulazione di prerogative e poteri che Costantinopoli ignora: nel concilio non ecumenico di Sardica del 343 i vescovi occidentali affermano la superiorità giurisdizionale di Roma, dichiarando che un vescovo condannato da un concilio provinciale può ricorrere a Roma.
La sostanza concettuale del primato romano è legata alla SUCCESSIONE APOSTOLICA che esalta la diversità della sede petrina rispetto alle altre:
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Papa Damaso si richiama per primo al testo evangelico nel quale Pietro è indicato come fondamento della chiesa, facendo riferimento alla potestà episcopale universale di Roma, adottando la forma della sollicitudo omnium ecclesiarum al ministero apostolico dei pontefici romani.
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Lo pseudo decreto gelasiano contiene la prima esplicita teorizzazione del primato → la chiesa romana ha ottenuto il primato dalla parola del signore e salvatore contenuta nel vangelo.
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San Leone Magno formula organicamente il primato → parlando di PELNITUDO POTESTATIS dei pontefici romani affermando che così come gli apostoli avevano eguale onore ma non uguale potestà, anche i vescovi rivestono pari dignità ma diversi poteri. Usando categorie giuridiche romanistiche, individua nell’ufficio pontificio la riproduzione ereditaria dell’ufficio petrino.
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Riecheggiando l’affermazione di Leone I, l’imperatore d’occidente Valentiniano III afferma nel 445 in un editto che nulla deve essere fatto senza o contro l’autorità della chiesa romana.
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Papa Gelasio (492-496) afferma che l’ufficio dei sacerdoti è più grave di quello imperiale in quanto essi dovranno rendere conto al giudizio divino anche per gli stessi re degli uomini; “nessuno potrà ergersi contro il privilegio della confessione di colui che cristo ha preposto ad ogni cosa e la venerabile chiesa ha sempre riconosciuto e considerato come suo capo”; “la Santa Sede non può essere giudicata da nessuno” (= prima sedes a nemine iudicatur).
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Leone I rifiuta il canone 28 del concilio di Calcedonia.
La conquista religiosa dell’Europa è frutto dell’azione missionaria dei pontefici romani, come quella dell’Europa orientale è opera della chiesa bizantina. I papi inviano monaci ed ecclesiastici in in una Europa anche primordiale e pagana, ponendo le basi per un lungo cammino di civilizzazione che porterà il cristianesimo a divenire il fondamento storico e morale dell’idea stessa di Europa e della sua costruzione. La conversione religiosa investe prima i regnanti locali, cui segue la adesione delle rispettive popolazioni (In Inghilterra, Etelberto, regnante del Kent; Carlo Magno introduce la clausola della conversione nell’armistizio con i sassoni).
Gregorio Magno avverte per primo l’inevitabilità del distacco dall’oriente ed inizia anche una intensa attività diplomatica verso i nuovi regni per avvicinarli a Roma e farne lo strumento di difesa del papato. In base ad un decreto imperiale del 555, dopo ogni elezioni papale era necessario notificarla a Costantinopoli perchè l’imperatore potesse confermare la nomina. Ma nel 684, viene autorizzato l’esarca di Ravenna ad esercitare le prerogative imperiali: Costantinopoli non considera più l’elezione del papa una questione politica primaria.
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La separazione del 1054 tra Roma e Costantinopoli. Cattolici e ortodossi nella prima divisione religiosa d’Europa.
Nel tempo il rapporto tra Roma e bisanzio si allenta sempre di più:
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Quando i longobardi scendono a Ravenna per insediare Roma, nel 739, Gregorio III chiede a Carlo Martello, subregulus dei franchi, di porre il popolo romano sotto la sua protezione, sottraendolo alla sovranità di Costantinopoli.
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Caduta Ravenna sotto il dominio di Astolfo, papa Stefano II chiede al re dei Franchi di intervenire a difesa degli interessi Beati Petri et rei publicae Romanorum; nel 754, ottiene la Promissio carisiaca con cui Pipino il Breve si impegna a donare alla chiesa un’ampia fascia territoriale perché resti sotto la sua esclusiva sovranità [prima base del potere temporale papale].
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Viene diffusa l’apocrifa donazione di Costantino, in base al quale il papa Silvestro avrebbe ricevuto dall’imperatore la corona, lo scettro e le vesti imperiali.
Papa Leone III sembra maturare un disegno ancor più ambizioso: realizzare la TRASLATIO IMPERII. Incoronando Carlo Magno re dei romani, infatti, spera di riportare la sede imperiali a Roma, in un periodo ove in oriente vi è vacanza della sede, regnando Irene, colei che ha accecato e deposto il proprio figlio Costantino VI.
Ma Carlo magno non ha alcuna intenzione di impadronirsi del trono imperiale, volendo governare con la pienezza dei poteri quei territori vastissimi dai Pirenei all’Elba → conclusione del secondo processo storico che contribuisce all’emancipazione dalla chiesa e impero d’oriente: LA FORMAZIONE DI UNA AUTONOMA SFERA POLITICO-TERRITORIALE OVE IL POTERE IMPERIALE HA UN’ORIGINE SECONDARIA RISPETTO A QUELLO SPIRITUALE.
Il fatto che il Papa abbia incoronato l’imperatore fa sì che in futuro i canonisti possano teorizzare che il potere imperiale derivi da dio, per il tramite dell’autorità del pontefice. L’imperatore, non vivendo a Roma, non condiziona il Papa, il cui potere, agli occhi di chiunque, eguaglia quello dell’imperatore → i due poteri alimentano quel DUALISMO che mai si estinguerà nella storia delle istituzioni occidentali.
Quando nel 1054 Costantinopoli e Roma si separano, con uno scambio di scomuniche reciproche, è decisamente mutato il contesto storico ed istituzionale:
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piena decadenza del papato, ridotto quasi ad un feudo imperiale ed oggetto di contesa tra le fazioni romane. Il vescovo romano non può essere consacrato se non dopo l’approvazione imperiale e deve prestare giuramento di fedeltà all’imperatore, in base al constitutum di Lotario dell’824. Quando nel 962 viene eletto imperatore Ottone I, che inaugura l’impero germanico, egli stipula con Giovanni XIII un concordato con il quale si affermano proprio le disposizione del constitutum di Lotario. Tuttavia il papato resta l’istituzione primaziale di tutto l’occidente.
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Costantinopoli non attraversa una tale decadenza ma essa ha cessato di essere il centro della cristianità mediterranea, a causa dell’ondata islamica che si riversa sui territori e sulle popolazioni dei grandi patriarcati storici.
Lo scisma tra le due chiese segna la prima grande divisione religiosa dell’Europa cristiana. Nel 1054 i delegati pontifici depongono il patriarca Michele Cerulario “michele e i suoi fautori…come gli ariani ribattezzano…ammettono il matrimonio dei preti…come i saveriani dichiarano maledetta la legge mosaica…”. La bolla dei legati viene bruciata in copia e il 24 luglio il Sinodo orientale riunito a Santa Sofia emana un editto di scomunica nei cnf di quei legati pontifici.
Motivo di “fede” dello scisma: arzigogolo grammaticale applicato al dogma trinitario del filioque. Il credo di Nicea professava testualmente la fede nello Spirito Santo, che procede dal Padre, che col Padre ed il figlio è adorato e glorificato, che parlò per mezzo dei profeti. Dal VI sesto secolo in alcune province occidentali si afferma l’opinione che la processione dello spirito santo vada riferita anche al figlio e pertanto si aggiunge al testo originario il termine filioque. Una aggiunta che verrà poi inserita nel Credo che si recita nella messa ma Costantinopoli reclamerà che i concili hanno deciso in modo diverso.
Motivi reali dello scisma: risiedono nelle miserie delle chiese, infedeli a quel messaggio evangelico che pur reclamano. Costantinopoli e Roma hanno avuto una evoluzione storico-politica differente ed inconciliabile, anche a causa dell’insopprimibile egoismo degli apparati ecclesiastici.
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L’espansione mikitare musulmana e la riduzione del cristianesimo a fenomeno occidentale.
Il cristianesimo subisce dal VII secolo in poi una disfatta di carattere generale ad opera della nuova religione del libro. La conquista musulmana dell’asia minore, dell’africa e di parte della penisola iberica è repentina (650-750) e si realizza mediante moduli differenziati che prevedono quasi sempre: LA CONQUISTA MILITARE, UN REGIME DI PARZIALE TOLLERANZA E DI SOTTOMISSIONE FISCALE, UN PROCESSO DI ISLAMIZZAZIONE.
L’inarrestabile conquista araba è “supportata” dal fatto che:
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le chiese cristiane eretiche che in Egitto, in Siria ed in Armenia sono particolarmente radicate corrono continuamente il rischio di repressione, in quanto l’eresia non è ammessa nell’impero. Tali patriarchi quasi preferiscono i nuovi conquistatori, confidando nelle promesse di rispetto della libertà religiosa.
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Gli ebrei, costretti alla conversione in base a un editto di eraclio del 634, emigrano verso terre non bizantine e divengono quasi alleati dei conquistatori arabi che inizialmente non impongono conversioni.
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L’innesto del cristianesimo in alcuni territori è stato superficiale.
L’islam fa una differenziazione tra:
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gli idolatri (pagani) → devono sottomettersi e aderire all’Islam se non vogliono perire.
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I credenti delle altre due religioni monoteiste → non si può far loro violenza per costringerli alla conversione in quanto seguaci delle religioni del libri e DHIMMI (protetti) in base a quanto afferma il corano. Ad essi si offre un trattamento rispettoso dei loro costumi ma sono sottoposti ad un regime fiscale differenziato rispetto ai credenti: devono pagare il c.d. GIZYA ai conquistatori ma restano sottoposti al regime dei MILLET, che diverrà poi il regime degli STATUTI PERSONALI (= le comunità cristiane ed ebraiche sono esentate dall’assoggettamento alla legge coranica e restano sottoposte al loro capo religioso, autorità civilmente rilevante nelle materie di culto, matrimonio e famiglia).
Tale imposizione fiscale si rileverà nella pratica però un regime di pressione sociale e psicologica che non lascia spazio all’esistenza di popolazioni di diverso credo → i DHIMMI non hanno eguali diritti e devono vivere la propria religione in un crescente disagio e “vassallaggio”. Con il tempo gran parte delle popolazioni aderisce alla nuova religione.
In un succedersi impetuoso cadono sotto il dominio islamico la Siria e la Palestina nel 636, Antiochia e Gerusalemme nel 638, Cesarea nel 639, l’Egitto e la Tripolitania nel 643. l’impero degli Omayyadi completa la conquista dell’Africa con la caduta di Cartagine nel 689 e avvia la penetrazione nella penisola iberica nell’VIII secolo.
L’Islam si struttura politicamente prima in CALIFFATO, poi con gli imperi OMAYYADI (661-750), ABBASIDI (750-1258) ed infine con l’IMPERO OTTOMANO ( – xx secolo). Sin dall’inizio l’obiettivo dei conquistatori è COSTANTINOPOLI, il cuore dell’oriente, e nel 673 viene presa d’assedio. L’assedio fallisce 5 anni più tardi con la stipula di un trattato ventennale che prevede il pagamento di un tributo da parte araba benchè la spartizione del mediterraneo è ormai un fatto compiuto ed irreversibile.
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La riforma gregoriana dell’XI secolo e la nuova strutturazione della chiesa di Roma.
La riforma gregoriana è fondata sull’orgoglio di Roma come guida spirituale della chiesa e della intera umanità. Essa determina la fine della prigionia della chiesa nelle maglie della società feudale e mira a realizzare 3 obiettivi storico-giuridici:
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emancipazione del papato dalla soggezione all’impero.
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affermazione definitiva del celibato ecclesiastico come norma canonica universale.
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rivendicazione dell’autonomia del corpo clericale attraverso la lotta delle investiture.
A sostegno ed insieme a questi motivi, si dispiega il disegno egemonico del papato che passerà alla teorizzazione e alla pratica della propria supremazia anche in campo temporale, su cui si fonda il sistema teocratico medievale.
Benché legata al nome di Papa Gregorio VII (1073-1085), la rinascenza cristiana inizia con papa Niccolò II che cancella ogni residua forma di cesaropapismo e getta le basi per la moderna elezione papale: nasce l’istituto del Conclave. Con altro decreto del 1059, egli detta norme sul celibato ecclesiastico, che impediscono a qualunque ordinato in sacris di celebrare nozze valide e che fanno del clero un corpo sociale interamente dedito al servizio ecclesiastico. L’obbligo del celibato non ha fondamento divino ma si basa su motivazioni:
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ascetico morali → castità e continenza come strumenti privilegiati per il perfezionamento spirituale dell’individuo.
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pastorali ecclesiastiche → il matrimonio impedirebbe al clero di costituirsi in personale stabile e autonomo rispetto agli impegni mondani.
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economico proprietarie → l’inesistenza della famiglia permette che le diverse proprietà ecclesiastiche restino esenti da possibili rivendicazioni o aspettative successorie.
La questione delle INVESTITURE (= nomine dei titolari di uffici e dignità ecclesiastiche) è fondamentale per una chiesa che vuole essere indipendente dal potere politico:
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un decreto del 1059 di Niccolò II sancisce che nessun ecclesiastico o prete può ricevere gratis o pagando una chiesa dalle mani di un laico.
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Con Gregorio VII si apre la celebre lotta delle investiture che si concluderà solo con il CONCORDATO DI WORMS del 1122 tra Enrico V e Callisto II, che però si limiterà a distinguere tra l’investitura canonica e i regalia appartenenti alla chiesa romana e l’investitura temporale che spetta all’imperatore.
L’intero movimento di riforma della chiesa può realizzarsi solo con la rinnovata e piena valorizzazione del PRIMATO PONTIFICIO –> Gregorio VII con i DICTATUS PAPAE del 1075 delinea i contenuti di tale primato, emancipando il papato da ogni confine patriarcale e proponendolo come potere UNICO, UNIVERSALE, PRIVO DI EGUALI NELLA CHIESA E NEL MONDO:
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Che la Chiesa Romana è stata fondata dal solo Dio.
2. Che soltanto il Pontefice Romano è a buon diritto chiamato universale.
3. Che Egli solo può deporre o ristabilire i Vescovi.
4. Che un suo messo, anche se inferiore di grado, in concilio è al di sopra di tutti i vescovi, e può pronunziare sentenza di deposizione contro di loro.
5. Che il Papa può deporre gli assenti.
6. Che non dobbiamo aver comunione o rimanere nella stessa casa con coloro che sono stati scomunicati da lui.
7. Che a lui solo è lecito promulgare nuove leggi in rapporto alle necessità del tempo, fare nuove congregazioni rendere abbazia una canonica e viceversa, dividere un episcopato ricco e unire quelli poveri.
8. Che lui solo può usare le insegne imperiali.
9. Che tutti i principi devono baciare i piedi soltanto al Papa.
10. Che il suo nome deve esser recitato in chiesa.
11. Che il suo titolo è unico al mondo.
12. Che gli è lecito deporre l’imperatore.
13. Che gli è lecito, secondo la necessità, spostare i vescovi di sede in sede.
14. Che ha il potere di ordinare un chierico da qualsiasi chiesa, per il luogo che voglia.
15. Che colui che è stato ordinato da lui può essere a capo di un’altra chiesa, ma non sottoposto, e che da nessun vescovo può ottenere un grado superiore.
16. Che nessun sinodo può esser chiamato generale, se non comandato da lui.
17. Che nessun articolo o libro può esser chiamato canonico senza la sua autorizzazione.
18. Che nessuno deve revocare la sua parola e che egli solo lo può fare.
19. Che nessuno lo può giudicare.
20. Che nessuno osi condannare chi si appella alla Santa Sede.
21. Che le cause di maggior importanza di qualsiasi chiesa, debbono esser rimesse al suo giudizio.
22. Che la Chiesa Romana non errò e non errerà mai e ciò secondo la testimonianza delle Sacre Scritture.
23. Che il Pontefice Romano, se ordinato dopo elezione canonica, è indubitabilmente santificato dai meriti del beato Pietro; ce lo testimonia sant’Ennodio, vescovo di Pavia, col consenso di molti Santi Padri, come è scritto nei decreti del beato Simmaco papa.
24. Che ai subordinati è lecito fare accuse dietro suo ordine e permesso.
25. Che può deporre e ristabilire i vescovi anche senza riunione sinodale.
26. Che non dev’essere considerato cattolico chi non è d’accordo con la Chiesa Romana.
27. Che il Pontefice può sciogliere i sudditi dalla fedeltà verso gli iniqui.
Per la prima volta viene affermato il potere del pontefice anche al di là della struttura ecclesiastica, sull’impero e sugli imperatori → si spezza così l’equilibrio dualista che permaneva dal v secolo e si dà l’avvio a quelle ambizioni TEOCRATICHE che per secoli alimenteranno la conflittualità tra papato e chiesa.
In tale cornice si afferma e si sviluppa quel SISTEMA GIURIDICO MEDIEOVALE che è a base dell’Europa cristiana e ove al massimo si realizza la supremazia delle istituzioni ecclesiastiche. Con la RESPUBLICA GENTIUM CHRISTIANORUM, i due poteri centrali, unito intorno al fine comune di difendere ed espandere la verità di fede del cristianesimo, si riorganizzano e strutturano in modo tale da amalgamarsi e intrecciarsi in modo stabile e definitivo, con spartizione di diritti e doveri, prerogative e competenze. Il CIVIS-FIDELIS è inteso come destinatario delle leggi civili e canoniche, egli è sottoposto all’imperio dell’utrumque juris, i doveri di fedele e di cittadino hanno entrambi una rilevanza giuridica –> il battesimo costituisce l’atto di ingresso nella chiesa e nella comunità civile, con pienezza dei diritti; il IV concilio lateranense sancisce l’obbligo della confessione e dell’eucarestia annuale e per il medico di ammonire il paziente perchè chiami il sacerdote.
Un penetrante controllo del costume morale e religioso viene esercitato attraverso le visite pastorali e l’uso del potere di correctio, mediate ammonimenti privati, pubblici e solenni.
La SCOMUNICA implica l’esclusione dalla comunità dei fedeli e dall’esercizio dei diritti civili fondamentali venne col tempo estesa alle più gravi colpe morali (incesto, adulterio, delitti turpi) e poi a chi reiteratamente disobbedisce ai DELIBERATA della gerarchia, a chi conia false monete o le mette in circolazione (I concilio lateranense), coloro che coabito con giudei o saraceni (III conc.), quanti costringono gli ecclesiastici a comparire davanti ai tribunali civili, a coloro che insistono nell’imporre oneri e imposte immotivate alle chiese e ai beni ecclesiastici.
Si afferma anche la competenza della chiesa sul matrimonio e sulla famiglia, la quale, con il tempo, elabora una normativa sempre più restrittiva sugli impedimenti. Nel 1563, il concilio di Trento stabilisce la forma canonica del matrimonio come unica forma valida. Elevato il matrimonio a sacramento esso viene sottratto dalla competenza dello stato e dei suoi tribunali.
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La chiesa, il denaro, l’accumulazione proprietaria. Il privilegio del foro e l’inquisizione.
Con il tempo la Chiesa e le sue istituzioni ha fatto sentire la sua pressione anche in materia economico e finanziaria, oltre che giudiziaria e dottrinale.
Gli strumenti della accumulazione proprietaria si sono affinati ed anche gli ORDINI RELIGIOSI, fondati sul voto di povertà individuale dei singoli appartenenti, hanno accumulato ampie ricchezze collettive, soprattutto di tipo immobiliare:
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ad esempio il monastero di Cluny sceglie nel X secolo di far sì che laici e servi della gleba lavorino per le esigenze dell’abazia. I monaci di Cluny si specializzano nella preghiera a favore dei defunti, stipulando contratti nei quali figura l’obbligazione dei religiosi di far preghiera e liturgia a favore dei familiari scomparsi, in cambio di prestazioni in denaro o in altra forma.
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In epoca gregoriana si sviluppa lo strumento della DECIMA ECCLESIASTICA, la cui radice si rinviene in un passo scritturale “dimorate in quella casa, mangiando e bevendo quello che ci sarà presso di loro, perché l’operaio ha diritto alla sua mercede” e che verrà esteso a tutte le rendite e che deve essere pagata da chiunque, anche dal re e dai non cristiani.
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Tra il XIII e il XIV secolo, si aggiungono le DECIME PAPALI, ossia delle imposte per eventi straordinari, come crociate, esigenze apostoliche etc.
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il PATRONATO è un istituto mediante il quale si ottengono fondi per la costruzione di edifici di culto, monasteri, complessi religiosi etc. Il PATRONO sostiene le spese per la costruzione dell’immobile e per il soddisfacimento delle esigenze della comunità clericale o regolare destinanta ad operarvi, in cambio di diritti e privilegi (nomina del rettore, diritto di sepoltura in loco, ereditarietà di tali diritti, diritto all’assistenza in caso di bisogno etc.).
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i LASCITI PII, in base a quanto stabilito da Innocenzo III le ultime volontà possono essere lasciate alla determinazione di un soggetto terzo, di sovente il parroco/vescovo.
Attraverso lo strumento del PRIVILEGIO DEL FORO, evoluzione della episcopalis audientia, il civis-fidelis vede crescere la presenza della chiesa a livello repressivo. Tale strumento conosce la massima espansione nella respublica christiana. Il principio teorico che lo legittima è contenuto nel Decretum di Graziano ove si sancisce che i chierici non possono giudicati dal tribunale civile absque pontificis permissu. Il vescovo è giudice dei propri chierici e chi ne cita uno dinnanzi al tribunale secolare è colpito da anatema.
Si registra una progressiva dilatazione delle cause attratte per competenza del foro ecclesiastico. Inizialmente:
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competenza esclusiva per le cause INRINSECE SPIRITUALES (sacramenti, fede, cerimonie ecclesiastiche e più tardi al vincolo matrimoniale)
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competenza esclusiva per le cause ECCLESIASTICAE SPIRITUALIBUS ANNEXAE (patronato, decime etc.)
col tempo si aggiungono cause di ogni tipo come quelle per voto o per giuramento, quelle ove è presente un profilo morale o un interesse della chiesa, quelle riguardanti un laico che presta servizio presso ecclesiastici, le istituzioni ecclesiastiche e le pie fondazioni di qualunque natura.
Durante la respublica christiana l’eresia si sviluppa all’interno della chiesa d’occidente quasi sempre a partire da un singolare personaggio. Nel IV concilio lateranense viene bandita una vera e propria crociata contro l’eresia, vera o presunta → una sorta di legittimazione ad uccidere, non senza preventiva assoluzione: i cattolici che presa la croce si armeranno per sterminare gli eretici godano delle indulgenze concessi a quelli che vanno in aiuto della terra santa. Gli eretici condannati siano abbandonati alle autorità secolari o ai loro funzionari per essere puniti con pene adeguate e i chierici siano prima degradati della loro dignità.
L’INQUISIZIONE è lo strumento con cui la chiesa porta avanti la guerra di sterminio degli eretici il quale si sostituisce alla competenza dei vescovi, in quanto esercitata per mezzo di DELEGATI PONTIFICI CHE AGISCONO IN PIENA AUTONOMIA, inviati nelle diverse nazioni per cercare e reprimere l’eresia, ovunque essa si annidi.
L’inquisizione è disciplinata organicamente nella costituzione EXCOMMUNICAMUS ET ANATHEMISAMUS (1231) di Gregorio IX ed essa risponde ad alcune regole base:
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è fondata sul principio della RICERCA DEGLI ERETICI anche al di là di prove sulla loro esistenza.
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L’inquisitore ha giurisdizione nelle diverse località della regione ove si reca e apre le sessioni del tribunale con l’EDITTO DI GRAZIA (sollecita la confessione spontanea dell’eretico, cui segue la remissione della colpa e l’irrogazione di pene canoniche) e l’EDITTO DI FEDE (apre la fase delle delazioni, imponendo a tutti di denunciare i casi evidenti o sospetti di eresia).
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Il processo si svolge con la contestazione della colpa all’interessato, senza la presenza di avvocati o assistenti e tenendo celati i nomi dei delatori; prosegue con la tortura fisica e si conclude con una sentenza, inappellabile.
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Le pene prevedono il carcere, la confisca dei beni, la distruzione della casa, l’esclusione dei figli dalle cariche ecclesiastiche fino alla 2a generazione, a meno che l’eretico non si penta e non si converta.
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La pena di morte non è disciplinata dal diritto canonico ma l’inquisitore può sempre consegnare l’eretico al braccio secolare che di autonomamente provvede all’esecuzione capitale, di solito mediante combustione (animadversio debita).
Con l’inquisizione la chiesa ha cancellato dalla storia della cultura occidentale eretici ed eresie. Fortemente ha represso le tendenze pauperistiche che criticavano la struttura gerarchica e l’attaccamento del clero ai beni:
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i valdesi → movimento iniziato da Pietro Valdo tra il 1170 e il 1180 che esalta la religiosità laicale e anticipa il protestantesimo, reclamando il diritto individuale di predicare il Vangelo e riducendo i sacramenti all’eucarestia e alla penitenza.
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Gli albigesi (o catari) → movimento che professa una antitesi nuova tra il principio del bene ed il principio del male e rifiuta tutta la corruzione della struttura esistente. Gli uomini si dividono tra BONI HOMINES, che devono condurre una vita ascetica, e i normali CREDENTI, a cui è consentita una vita accomodante purchè illuminata dall’adesione alla fede. Contro i Catari si mosse una vera GUERRA DI STERMINIO, tra il 1209 e il 1229.
Molte anche le personalità mandate al rogo:
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Arnaldo da Brescia, propugnatore di una riforma spirituale, viene strangolato, bruciato e gettato nel tevere.
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Il predicatore domenicano Meister Eckart, fondatore della mistica speculativa occidentale, viene condannato post mortem.
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Il riformatore boemo Jan Hus, colpevole di aver denunciato le tendenze mondane della chiesa, fu mandato al rogo dal concilio di costanza (1415).
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Affermazione e declino della teocrazia dal Gregorio VII a Bonifacio VIII. La vocazione temporalista della chiesa.
La respublica christiana si realizza compiutamente con l’affermazione della tendenza TEOCRATICA che, rovesciando lo schema cesaropapista, pone al vertice dei poteri quello pontificio → si tratta sempre di una teocrazia non perfetta: il papa non ha mai voluto farsi imperatore ma ha preteso di assoggettare l’imperatore al proprio controllo, rendendo lui e le altre autorità civili esecutori dei desiderata ecclesiali → di qui l’eterno conflitto che ha caratterizzato tutta l’epoca teocratica tra papato e impero.
Gregorio VII afferma per la prima volta che il Papa può deporre l’imperatore ratione peccati, ossia quando l’imperatore, in quanto civis-fidelis, incorre in qualche colpa grave che legittima l’adozione di provvedimenti spirituali → il fondamento scritturale viene individuato nel passo evangelico che concede a Pietro il potere di legare e sciogliere sulla terra, sicuro di avere l’avallo celeste.
Ma il Papa ne farà applicazione squisitamente politica:
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Scomunica per la prima volta Enrico IV vietandogli di governare il regno di Germania e l’Italia, costringendolo alla sottomissione di Canossa, nel gennaio 1077, durante cui chiede perdono e assoluzione al papa.
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Scomunica una seconda volta Enrico IV per aver mosso guerra a Rodolfo di Svezia, eletto re al suo posto, e perché non avrebbe temuto di affrontare il pericolo della disobbedienza che si confonde con il delitto di idolatria → l’imperatore fa però eleggere un antipapa e Ildebrando sarebbe dovuto morire esiliato.
L’elezione dell’antipapa diviene strumento privilegiato degli imperatori per reagire alle scomuniche pontificie ma nei fatti il papato prevale sempre e l’impero deve cedere a compromessi. Celebre compromesso è quello avvenuto nell’ambito della lotta per le investiture quando Gelasio II scomunica Enrico V, nel 1118, per aver questo fatto eleggere l’antipapa Gregorio VIII. L’anno seguente Callisto II rinnova la scomunica e scioglie i sudditi dal giuramento di fedeltà ma AGGIUNGE LA CLAUSOLA DEL NISI FORTE RESPICERET ET ECCLESIAE DEI SATISFACERET → il conflitto termina con la fine dello scisma e con l’accordo che porta al concordato di Worms.
I canonisti iniziano a definire l’autorità pontificia come summa, superlativa, che non conosce limiti alla propria universalità:
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Innocenzo III sfiorerà il vertice di onnipotenza quando, parlando di REGALE SACERDOTIUM, ricorderà che l’AUTORITA’ SPIRITUALE è PIU’ ANTICA, PIU’ NOBILE E PIU’ ESTESA DI QUELLA CIVILE e quando porrà il papa fuori dalla dimensione terrena: MINOR DEO, MAIOR HOMINE: QUI DE OMNIBUS IUDICAT ET A NEMINE IUDICATUR.
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Innocenzo IV fonderà l’autorità pontificia direttamente sulla volontà di Cristo il quale avrebbe costituito a vantaggio della santa sede una monarchia REGALE, affidando al beato Pietro e ai suoi successori le redini dell’impero celeste e terrestre, come testimoniano la pluralità delle chiavi.
Nel frattempo continuano le deposizioni di imperatori, a testimonianza delle sempre maggiori pretese pontificie:
1. quando vengono eletti due imperatori, Ottone e Filippo, Innocenzo III:
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prima si schiera con Ottone e con la bolla venerabilem del 1202 sostiene che la chiesa ha operato la translatio imperii da oriente in occidente e che questa scelta le dà il potere di vigilare perché l’elezione dell’imperatore avvenga legittimamemte “siamo noi che diamo l’unzione, la consacrazione e l’incoronazione”.
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Poi scomunica lo stesso Ottone quando questo entra nel regno di Sicilia, per aver violato giuramenti e impegni scritti contro il diritto della sede apostolica.
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Federico II è l’imperatore che ha collezionato più scomuniche di tutti, sino alla sua morte. Egli è stato anche colui che ha lanciato il primo avvertimento ai sovrani d’Europa che in ciascun paese venivano costituendosi gli stati nazionali, invitandoli a far attenzione che il potere reclamato dai pontefici era ormai senza confini.
Grazie a Filippo il Bello, che umilierà il Papa della superbia, Bonifacio VIII, l’Europa capisce però che il papato non è invincibile e non è garantito dalla protezione divina:
1. Bonifacio con la bolla Ineffabilis amoris del 1296 dichiara di voler fare da intermediario tra Inghilterra, Francia e Germania, poiché tali controversie investono questioni di competenza della santa sede.
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Il re di Francia risponde che il governo del regno compete a lui soltanto e che egli non riconosce alcuna autorità superiore.
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Bonifacio VIII, dopo aver ordinato al clero di non pagare ai laici le tasse, con la bolla clericos laico, rielabora le più ardite tesi teocratiche con la bolla Ausculta Fili del 1301.
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il re di Francia convoca gli stati generali di Francia i quali concordano sul fatto che non fosse lecito per il papa esercitare la sovranità temporale sul re e in terra francese.
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Bonifacio con la bolla Unam Sanctam del 1302 afferma che la sottomissione al pontefice è necessaria per la salvezza dell’anima → Filippo il Bello, con il probabile proposito di rapirlo, finisce con l’umiliarlo ad Anagni, provocandone di lì a poco la morte.
Il papato perde potere, autorevolezza e dimensione universale. Il re di Francia pretende un processo e una condanna post mortem per Bonifacio VIII dai suoi successori ma soprattutto convince Clemente V a trasferire la sede pontificia ad Avignone → la cattività avignonese durerà dal 1309 al 1377: il papato è stato sradicato dalla centralità che lui stesso si era costruito.
Clemente V accetta integralmente i diktat del re di Francia e pur di non concludere il processo a Bonifacio VIII dà in cambio a Filippo il Bello l’abolizione dell’ordine dei Templari. Il papa viene ormai chiamato il CAPPELLANO DEL RE DI FRANCIA.
Nella dieta di Francoforte Federico il Bavaro conferma una decisioni dei principi elettori: l’elezione imperiale, riservata ai 7 elettori tedeschi, non deve essere ratificata da alcun atto pontificio.
Con la fine dell’esilio ad Avignone si apre il grande scisma d’occidente, che si protrae dal 1379 al 1414-38. il collegio cardinalizio elegge, infatti, 2 pontefici, attorno a cui si raccolgono cardinali di diversa obbedienza ed anche l’europa per decenni si divide in due aree di obbedienza (occidente e centro nord). Dopo un fallito tentativo di conciliazione i papi divengono addirittura 3. La crisi viene risolta con il CONCILIO DI COSTANZA, del 1414, che prevede che i voti non spettino ai singoli vescovi ma ai rappresentanti delle nazioni d’Europa. Con due decreti si afferma la superiorità del concilio in materia di fede e di disciplina e si tratteggia il ruolo del papa alla stregua di un monarca costituzionale:
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HAEC SANCTA SYNODUS (6 aprile 1415) → il concilio riceve il proprio potere dal cristo e chiunque è tenuto ad obbedire in ciò che riguarda la fede e l’estirpazione dello scisma.
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FREQUENS (9 ottore 1417) → i concili generali devono celebrarsi ogni 5 anni, poi ogni 7, e a regime ogni 10 anni in quei luoghi che il papa, o il concilio stesso in mancanza, dovrà definire.
La crisi viene risolta: Giovsnni XXIII viene deposto, Benedetto XIII viene condannato, Gregorio XII rinuncia e viene eletto l’unico nuovo Papa Martino V che dichiara chiuso il concilio il 22 aprile 1418 e viene riconosciuto da tutta la cristianità.
Ma Martino V non osserverà i deliberati di Costanza e fatta eccezione per un ultimo tentativo di conciliazione a Basilea, tra il 1431-37, la storia ecclesiastica riprende da dove si era interrotta con lo scisma del 1378. ciò che è mutata è l’idea dell’europa sul papa → i sovrani nazionali tendono a ridurre i poteri della sede romana, utilizzando anche i decreti di costanza. La PRAMMATICA SANZIONE promulgata in Francia nel 1438 segna l’inizio del gallicanesimo e più in generale del GIURISDIZIONALISMO → vengono previste elezioni per i vescovati e le altre nomine ecclesiastiche, si aboliscono le interferenze romane nelle nomine ecclesiastiche, si abrogano ogni tipo di tassa apostolica.
In Inghilterra, il re convoca la massima assemblea ecclesiastica per gettare le basi di una chiesa di stato ed in Germania la dieta di Magonza cerca di copiare alcuni contenuti della prammatica sanzione.
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La caduta di Costantinopoli, la reconquista della penisola iberica, il contenimento dell’Islam.
Dopo la separazione del 1054 Roma ha continuato ad umiliare Costantinopoli, facendo crescere in tutto il mondo ortodosso, e in particolare in Grecia, un odio verso il mondo romano e cattolico. Ad esempio, quando Roma riconquista con le crociate alcuni territori che gli arabi avevano tolto alla sovranità di Bisanzio, insedia nelle ex sedi patriarcali una gerarchia latina, recando offesa alla dignità del cristianesimo orientale.
L’episodio che fa degradare definitivamente i rapporti risale alla IV crociata del 1203: i crociati, su istigazione di Venezia, deviano per Costantinopoli, prima per intromettersi su una questione di legittimismo dinastico, poi per saccheggiare, tra il 9 e il 13 aprile, e assediare con violenza la capitale dell’impero. Nei decenni successivi Bisanzio viene spogliata delle sue ricchezze, in luogo delle legittime autorità viene impiantato un impero latino d’oriente, con l’elezione ad imperatore di Baldovino di Fiandra, e le terre bizantine vengono divise tra il nuovo imperatore, i crociati ed i veneziani. I veneziani eleggono un patriarca che prende il posto di Giovanni Camateros, dopo aver occupato Santa Sofia ed avervi installato dei canonici –>INIZIA IL DOMINIO OCCIDENTALE DELLE CHIESE BIZANTINE CHE SI PROTRARRA’ SINO AL 1261, QUANDO MICHELE PALEOLOGO RICONQUISTA COSTANINOPOLI E IL TRONO.
Quando Maometto II si appresta all’assedio di Bisanzio, nel 1452, Roma propone un accordo unionista a cui condiziona l’aiuto militare ma il megaduca Luigi Notaras afferma “meglio vedere governare in mezzo alla città il turbante del turco che la mitria latina”. Tra l’aprile e il maggio del 1453 si consuma l’assedio e la conquista di Costantinopoli ma i cristiani d’oriente si accorgeranno ben presto che i turchi non sono meglio dei cristiani d’occidente → Santa Sofia viene occupata e devastata, il sultano fa decapitare l’imperatore Costantino IX ed accetta come nuovo patriarca Giorgio Gennadio Scolaio. L’islamizzazione segue l’iter classico: i cristiani che non si convertono rimangono sotto la giurisdizione del loro capo spirituale ma col tempo le chiese si mutano in moschee ed i cristiani in seguaci di Maometto.
Con la caduta del cristianesimo, la chiesa d’oriente si inaridisce nel suo centro spirituale, fossilizzando la liturgia ed il pensiero religioso → la chiesa di Mosca dinnanzi l’impotenza di Bisanzio aspira a divenire la TERZA ROMA. Nel 1547, il metropolita di Mosca incorona Zar Ivan il terribile (cesaropapismo zarista) senza consultare il patriarca di Costantinopoli, avviando il processo che porterà all’autocefala chiesa russa, nel 1589, con la consacrazione e l’intronizzazione di Giobbe, quale primo patriarca di Mosca e di tutta la Russia, da parte del patriarca di Costantinopoli Geremia II.
Nello stesso periodo in cui l’Europa perde Costantinopoli, l’islam perde la penisola iberica → la reconquista impegna le case regnanti del Portogallo e i re cattolicissimi di Spagna, per oltre due sanguinosissimi secoli. Nella penisola iberica l’esperienza islamica, diversamente da quanto avveniva in oriente (es. legge fratricida ad ogni elezione di un nuovo sultano) aveva dato vita ad una civiltà colta e per più versi tollerante verso le altri fedi del libro (es. i filosofi Averroé, islamico, e Maimonide, ebreo, tentavano la strada della conciliazione delle rispettive visioni religiose con la sistematica aristotelica). Con la caduta di Cordova, nel 1236, il dominio arabo inizia a sfaldarsi in piccole entità politico-territoriali che vengono progressivamente eliminate ad opera dei re cristiani di Navarra, Leon, Castiglia e Aragona. La caduta di Granada, ad opera del regno unificato di Spagna, segna la fine della dominazione musulmana, in ritardo rispetto alla riconquista del Portogallo, già concluso.
La RECONQUISTA si completa all’insegna della crociata cristiana, con l’intento di rendere cattolica l’intera penisola, provocando in Spagna una sorta di pulizia etnico-confessionale condotta congiuntamente dalla monarchia e dai tribunali dell’Inquisizione. Di per sé l’inquisizione non avrebbe giurisdizione su ebrei ed infedeli, essendo adibita a combattere l’eresia all’interno della comunità cristiana, ma per procedere alla CRISTIANIZZAZIONE DEL PAESE, tra il 1492 ed il 1502, vengono emanati i c.d. EDITTI DI ESPULSIONE che offrono agli ebrei (che diverrebbero converso o marraini) e ad i musulmani (moriscos) l’alternativa tra l’abbandono del territorio spagnola e la conversione. Molti decisero di convertirsi e, pertanto, rientrarono sotto la giurisdizione della Inquisizione che intervenne per estirpare le ultime sacche di resistenza anticristiana.
La RESISTENZA CRISTIANA contro i tentativi ottomani di espansione continua per molto tempo:
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nel 1571 con le battaglie di Lepanto viene arginato il dominio turco nel mediterraneo.
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Nella battaglia di Vienna del 1683, viene sventato il tentativo ottomano di dilagare nell’Europa centrale.
Il DOMINIO OTTOMANO continua però sulle popolazione dell’ex impero bizantino, in particolare sui greci e sui bulgari. Un dominio che terminerà solo con le rivoluzioni nazionali dell’800/900 e con la dissoluzione dell’impero ottomano del 1918 ma che lascerà in Greci e in Bulgaria i segni di un rallentamento storico e dello sviluppo nazionale, a causa dell’annientamento culturale a cui sono state sottoposte.
Il PATRIARCA DI COSTANINOPOLI è ormai in una condizione di totale impotenza e tale cattività lo induce a compiere atti di subalternità particolarmente umilianti:
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nel 1798 viene pubblicata l’ESORTAZIONE PATERNA (pubb. Attribuita al patriarca di Gerusalemme Antimo ma che gli storici attribuiscono al Patriarca Gregorio V) ove si sostiene il carattere provvidenziale della dominazione ottomana che avrebbe impedito alla chiesa di subire la corruzione delle eresie romane e protestante. Si aggiunge che le richieste di libertà sono incompatibili con qualunque tipo di regime politico e che occorre pregare per il sultano.
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Il 4 aprile 1821, viene letto nelle chiese di Costantinopoli un documento con cui il patriarca condanna la rivoluzione greca, per compiacere il sultano → il sultano non apprezza e lo fa impiccare alla porta del patriarcato, cui segue l’eliminazione di oltre dieci metropoliti e vescovi. Inoltre il 27 luglio 1833, la chiesa greca è resa autonoma e autocefala e come tale viene riconosciuta dal patriarca di Costantinopoli nel 1850.
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La riforma protestante e la nuova divisione religiosa dell’Europa.
Il monaco agostiniano Martin Lutero, nella solitudine del monastero di Erkfurt, pone un abisso tra la creatura ed il suo creatore, tra la materia e lo spirito. Egli trova una soluzione alla crisi spirituale quando, confermandosi nella convinzione che a nulla valgono le opere per la salvezza dell’uomo, riscopre che la misericordia di dio è talmente grande ce, per la fede e attraverso la fede, egli giustifica l’uomo e le sue colpe. La salvezza diviene parte di un disegno divino che l’uomo non conosce e che pure è stabilito ab aeterno nell’ambito di una predestinazione. La GIUSTIFICAZIONE PER LA FEDE diviene il primo punto di rottura con la chiesa romana. La critica di Lutero va ben oltre:
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critica alle INDULGENZE con cui Roma vende il riscatto per denaro di annate di purgatorio.
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Critica all’ECCLESIOLOGIA e alla STRUTTURA TEMPORALE della chiesa romana.
Quando Lutero, il 31 ottobre 1517, espone le 95 testi alla porta della chiesa del castello di Wittemberg, trova immediato sostegno da parte di personalità politiche che gli garantiscono per anni l’immunità e la sicurezza contro le tante richieste di consegna nelle mani della chiesa che gli giungono da Roma. Il dissenso teologico luterano si trasforma in una frattura generalizzata che in pochi anni porta alla nascita di una nuova chiesa e alla frantumazione dell’unità religiosa occidentale. La riforma è totale, attraverso l’abbattimento di tre muraglie che i romanisti hanno eretto intorno alla chiesa:
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prima muraglia: distinzione tra laici ed ecclesiastici → i cristiani devono leggere direttamente le scritture, sentendosi tutti uguali e partecipi di quel sacerdozio universale che esclude ogni categoria clericale autonoma come la si è conosciuta nella chiesa romana.
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Seconda muraglia: Roma si è proclamata padrona della scrittura giungendo ad affermare che il papa non può mai sbagliare, sia esso pio o malvagio.
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Terza muraglia: credenza dogmatica secondo cui solo la persona del papa può convocare un concilio ed inoltre nessuno può mettere in discussione il suo operato né, tanto meno,la sua autorità. Questa asserzione non trova fondamento nelle Scritture,ragione per cui ogni cristiano può convocare un concilio qualora il papa sia di scandalo alla cristianità.
L’abbattimento delle muraglie è annunciato nel 1520, con lo scritto ALLA NOBILTA’ CRISTIANA DI NAZIONE TEDESCA mentre con il DE CAPTIVITATE BABYLONICA si nega ogni validità ai sacramenti che non siano battesimo, penitenza ed eucarestia, ponendo per quest’ultima il dubbio sulla transustanziazione. Nel 1521, con il DE VOTIS MONASTICIS IUDICIUM si distruggono altri pilastri storici come i voti di povertà, castità, obbedienza. I voti religiosi sarebbero contrari al vangelo perché devono essere tutti temporali e revocabili ed essendo grave colpa credere che ci salveremo per i nostri sacrifici.
Sono molti a cogliere il carattere rivoluzionario del messaggio religioso di Lutero, oltre che l’utilità pratica delle sue riforme:
a. ai sovrani temporali si dice che possono emanciparsi da ogni soggezione ecclesiastica, compresa quella politica e fiscale, perché Roma non ha più il potere di assoggettare nessuno.
b. ai preti ed ai monaci si offre la prospettiva di una vita normale, attiva e proficua.
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alla nobiltà e alla nascente borghesia si offre la possibilità di spartirsi quella gran massa di proprietà e beni ecclesiastici che saranno messi in circolazione, a seguito della abolizione dei monasteri e degli altri uffici ecclesiastici.
Lutero teorizza anche i rapporti stato-chiesa attraverso la teoria dei DUE REGNI:
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il regno spirituale e quello secolare sono entrambi voluti da dio, ma agiscono in modo diverso.
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Il regno spirituale è governato da dio, attraverso la sua parola ed il vangelo, che si rivolgono essenzialmente alla coscienza dei cristiani e non possono incidere sulle regole proprie del regno secolare.
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Il regno secolare è anch’esso riflesso di un disegno divino ma in modo nascosto ed indiretto. Le sue regole derivano dalla colpa e dal peccato che hanno corrotto la natura umana e deve quindi usare la spada e la coercizione contro le tendenze dissolutrici, insite nella società. Il cristiano deve sottostare a tali regole perché la spada ed il potere si intendono come un servizio divino particolare.
I due regni restano uniti ma l’unione si rivolge a vantaggio del potere temporale. La chiesa si spoglia di ogni competenza secolare, come il matrimonio, e vengono soppressi i tribunali ecclesiastici. La chiesa chiede ai sovrani dello stato protezione, giungendo a definirli vescovi di emergenza in quanto gli spettano compiti di difesa e di tutela del vangelo. Nasce così la CHIESA TERRITORIALE DI STATO, posta sotto la guida del CONCISTORO, che diviene una assemblea composta da consiglieri del principi, esperti di diritto e teologia, nominata e diretta dal sovrano territoriale. La chiesa protestante non conosce alcun anelito universalista e la religione si restringe nei propri confini statuali. NASCE IL TERZO POLO DELLA CRISTIANITA’ D’EUROPA:
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annullamento di ogni mediazione tra uomo e dio
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scomparsa dei santi, degli angeli, dei martiri per un rapporto più diretto ma meno confidente e più astratto con la trascendenza.
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Il rapporto con lo stato è acquietato. I protestanti non hanno alcuna intenzione di guidare, di frenare i suoi impulsi espansionistici o guerrieri. In tale area dell’Europa nasce lo stato moderno.
Lutero è il primo eretico a salvarsi dall’Inquisizione → base per un nuovo pluralismo religioso:
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a Zurigo nasce la chiesa di Ulrico Zwingli, scarnificata di riti e di immagini. Subito nasce la guerra contro i cantoni cattolici e lo stesso Zwigli muore nella battaglia di Kappel del 1531.
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con Giovanni Calvino nasce un protestantesimo che esaspera la dottrina della predestinazione. Tale cupa considerazione può superarsi solo nella fattiva ricerca dei segni di salvezza, rintracciabili nell’attività umana che deve essere alacre e produttiva in tutti i suoi campi, compreso quello sociale ed economico.
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Dai seguaci di Zwigli si forma il movimento degli Anabattisti, caratterizzato da un certo pessimismo radicale e per una concezione della chiesa fondata sull’adesione volontaria di chi riesce a vivere la propria fede con assoluta coerenza e pertanto rifiutano il battesimo agli infanti.
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Dai puritani inglesi, scaturiscono i battisti (battesimo in età adulta per immersione) ed i quaccheri (via spirituale ove non è assente l’esperienza mistica) che privilegiano una severa morale personale come via di perfezionamento etico e spirituale a scapito delle pratiche di culto e delle liturgie.
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Nel corso dei secoli ne scaturiscono moltissimi, dai metodisti ai pentecostali, agli avventisti etc.
ciascuno di questi movimenti rifiuta autorità centrali troppo potenti, vuole la sua autonomia e si dà una struttura istituzionale più o meno marcata. Il fedele si sente meno aggiogato in quanto parte di una vita comunitaria, ove ognuno esercita diritti e adempie doveri che avverte più vicini al proprio modo di sentire.
Lutero è certamente uno dei fondatori dell’Europa moderna: chi aderisce alla riforma sarà sempre in casa propria e non dovrà sottostare ad un centro di potere esterno. Molti principi tedeschi appoggiano tali riforme ed in tutto il nord si afferma lo schema della CHIESA TERRITORIALE DI STATO e la religione luterana si ricollega alle diverse dinastie, affermandosi come religione ufficiale.
Peculiare è la vicenda inglese, la quale prende a spunto la rivolta luterana per conseguire il suo obiettivo storico e si confeziona una propria chiesa nazionale. Enrico VIII infatti si distacca da Roma quando non si vede invalidare il proprio matrimonio con Caterina d’Aragona e nel 1534 fa approvare dal parlamento l’atto di SUPREMAZIA con cui si vede riconosciuto il titolo di unico supremo capo della chiesa d’Inghilterra → ciò comporta la piena potestà del sovrano in materia disciplinare e dottrinale, oltre che la pena di morte per chi non si riconosce in questa riforma. Nasce la CHIESA ANGLICANA:
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organizzata nell’ambito di un sistema dinastico marcatamente cesaropapista, ove il capo dichiarato della chiesa è il monarca temporale ed ove chiunque aspiri al trono non può non essere della religione ufficiale dello stato.
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Mantiene molti tratti cattolici ma segue integralmente la riforma protestante sulla questione dell’abolizione del celibato dei preti e della soppressione dei monasteri, con il conseguente incameramento dei beni.
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Il giurisdizionalismo cattolico e le guerre di religione. Il principio di tolleranza religiosa.
I sovrani e gli stati cattolici restano fedeli alla chiesa di Roma, essendo la cultura protestante lontana ed estranea alla mentalità latina e mediterranea, ma avvertono di dover pressare da vicino la chiesa e le sue strutture, limitandone l’influenza sullo stato e sui cittadini → significato primo del GIURISDIZIONALISMO che si afferma nell’Europa cattolica dal XVI secolo sino agli albori del XX.
La formula dell’assolutismo regio (un roi, un foi, une loi) già pone un limite all’antico potere della chiesa, dal momento che il diritto canonico, che dal medioevo vanta il carattere di lex communis in universo, viene progressivamente svuotato di parte del suo potere reale:
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inizialmente ogni atto normativo della chiesa acquista efficacia solo se munito del placet regio.
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Successivamente il placet regio condiziona la validità stessa dell’atto normativo, che di per sé ne è privo.
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Con l’affermazione del principio per cui la legge è frutto esclusivo della potestà e capacità legislativa dello stato, il diritto canonico viene posto ai margini della realtà giuridica statuale e le stesse prerogative e immunità ecclesiastiche divengono eccezioni al diritto comune.
Il giurisdizionalismo si dispiega a partire dalla Francia che resta il paese delle libertà gallicane, proclamate nuovamente nella Declaratio Cleri Gallicani del 1682. Esso si avvale di queli IURA MAIESTATICA SACRA che permettono al sovrano di limitare le invasioni ecclesiastiche e di intervenire nella organizzazione e nella vita della chiesa. Benchè alcuni diritti maiestatici sono ancora diretti a proteggere la cattolicità, come lo ius advocatiae/protectionis, mediante cui apostasie, scismi ed eresie sono punite con sanzioni che arrivano alla morte, altri vanno al cuore della questione:
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ius reformandi:il sovrano vuole riformare i costumi del clero e dei religiosi.
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ius cavendi:lo stato vuole reprimere invadenze confessionali in questioni statali e dinastiche.
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ius nominandi:il sovrano rivendica competenze circa la nomina o la scelta dei grandi dignitari ecclesiastici ed esige che ogni atto, provvedimento o nomina sia sottoposto al suo exequatur regio.
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leges de amortizando: lo stato agisce per incamerare alcuni beni di monasteri e ordini religiosi, frenando l’espansione della manomorta.
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ius supremae inspectionis: lo stato vuole controllare gli enti ecclesiastici, imporre prelievi fiscali, amministrare i loro beni in periodo di vacanza.
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ius appellationis:riconosce ai cives il diritto di ricorrere al sovrano contro sentenze e provvedimenti ecclesiastici, limitando l’operatività del privilegio del foro.
In tal modo il giurisdizionalismo finisce con il riflettere una complessa ed inestricabile commistione tra competenze e poteri, civili ed ecclesiastici, apre la strada ad un inesauribile contenzioso tra stato e chiesa.
L’intolleranza verso coloro che non si riconoscono nelle rispettive religioni di stato è ciò che accomuna una Europa divisa politicamente e religiosamente. Lutero si esprime con ferocia inaudita nei confronti degli ebrei, intimando di bruciare le loro sinagoghe e le loro case, di relegarli in stalle affinchè si possano rendere conto di essere prigionieri in esilio. D’altronde Lutero, Calvino, Enrico VIII e tutti i papi dell’epoca condividono l’opinione del calvinista Teodoro di Beza per il quale la LIBERTA’ RELIGIOSA va considerata un DOGMA DIABOLICO PERCHE’ SIGNIFICA CHE SI DOVREBBE LASCIARE ANDARE CIASCUNO ALL’INFERNO A MODO SUO. Come disse Tommaso d’Aquino, gli eretici non solo si meritano di essere scomunicati ma anche per mortem a mundo excludi.
Il primo impatto della riforma è moltiplicare le eresie → ciascuno è eretico nei cnf degli altri e come tale deve essere distrutto.
Gli anabattisti, con i loro proclami autoritaristici, scandalizzano sia i protestanti che i cattolici, venendo da subito perseguitati ferocemente:
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il consiglio cittadino di Zurigo, nel 1526, decreta morte per chiunque battezzi un adulto.
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Nel 1529, la dieta di Spira pone gli anabattisti tra gli eretici imperdonabili, decretandone la condanna a morte, in quanto ribelli allo stato e alle legittime autorità.
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Nel 1553, Calvino, dopo aver bruciato tutti i libri ritenuti eterodossi, condanna a morte per combustione Michele Serveto.
In Inghilterra i cattolici sono considerati nemici nazionali e pertanto vengono adottate grotteche misure:
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obbligo di giuramento per i funzionari con cui si nega la transustanziazione (the act 1673)
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ergastolo per coloro che celebrano messa con rito cattolico.
Negli stati cattolici, l’inquisizione lavora senza sosta e frequente è il ricorso alle crociate:
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la francia stermina gli ugonotti, nella notte di san Bartolomeo (24 ag. 1572)
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la Spagna pianifica gli autodafé contro i primi focolai luterani.
In Italia il protestantesimo non fu mai preminente. Le persecuzioni si riversano nelle valli piemontesi e in alcuni centri del meridione, contro le comunità valdesi, le quali, formatesi prima della riforma, pagano colpe non loro.
Nei territori tedeschi, divisi tra riformatori e fedeli del papa, vengono combattute guerre di religione:
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la prima campagna di Carlo V (1533-1555) è mirata a cancellare il luteranesimo dall’europa.
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La seconda è combattuta per trent’anni (1614-1648) con intenti e metodi di sterminio tali da far germogliare un seme di riflessione: se l’Europa non vuole autodistruggersi, deve consentire la convivenza nella diversità.
Al termine delle guerre vengono stabiliti due trattati che introducono un embrionale riconoscimento del DIRITTO DI LIBERTA’ RELIGIOSA, per le sole terre germaniche:
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pace di Augusta 1555 – principio del CUIUS REGIO EIUS ET RELIGIO in base al quale ogni sovrano è capo religioso nel suo territorio (epicopus natus) e può scegliere la religione cattolica o luterana. I sudditi devono aderire alla sua religione o esercitare lo ius migrandi.
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Pace di Westfalia 1608 – estende il principio del cuius regio alla religione calvinista, con cui i luterani avevano stretto alleanza nella lega evangelica. Nulla alia in sacro imperio romano reipiatur vel toleretur. Il sovrano può tuttavia concedere ai sudditi di praticare il proprio culto in forma privata e di educarne i figli, senza subire discriminazioni.
Nuove teorie e provvedimenti di tolleranza si rincorrono e si alternano tra il XVI ed il XVIII secolo, preparando la svolta della modernità → con la SCUOLA GIUSNATURALISTICA si parla di un ORDINAMENTO GIURIDICO CHE PREESISTE ALLE DIVERSE ORGANIZZAZIONI UMANE E SOCIALI che per Ugo Grozio “sussisterebbe anche se si ammettesse, cosa che peccherebbe di empietà gravissima, anche se dio non esistesse”:
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nel 1672 S. Pufendord colloca il diritto di libertà religiosa tra i diritti naturali spettanti a tutti gli uomini (de iure naturae et gentium)
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nel 1685, Locke afferma che la tolleranza deve essere il principale segno distintivo della vera chiesa (Epistola de tolerantia) e che lo stato deve perseguire il solo fine di conservare e promuovere i beni civili e non ha competenza su questioni come la salvezza dell’anima.
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Nel 1689, l’Inghilterra concede libertà di culto a tutte le confessioni (tranne i sociniani, gli ebrei e i cattolici) con il TOLERATION ACT.
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Nel 1781, l’impero asburgico con l’Atto DI TOLLERANZA concede ai seguaci delle religioni elvetica e d’augusta ed ai greci non ortodossi di praticare privatamente il loro culto divino.
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Separatismo e modernità nell’area cristiana. Separatismo amico delle chiese e separatismo ostile.
Sul calare del ‘700 in Francia e negli USA si affermano i principi e le istituzioni dello STATO MODERNO SEPARATISTA → lo stato inizia a strutturarsi come ente autocefalo, recidendo ogni legame con la teologia e ridefinendo i rapporti stato chiesa in una normativa riguardante solo quella branca del diritto civile che regolerà la libertà religiosa e i diritti delle confessioni religiose.
Sotto il profilo storico il separatismo si identifica quindi con la modernità → esprime il bisogno della collettività di liberarsi da ogni vincolo ecclesiastico: lo stato ha in sé la propria legittimazione e in quanto sovrano è L’UNICA FONTE DEL DIRITTO NEL PROPRIO AMBITO TERRITORIALE. Cessa di esistere il civis-fidelis e nasce il CITTADINO, soggetto ad un solo ordinamento statuale e ad una sola comunità civile da cui è espugnata la dimensione confessionale.
Il primo e fondamentale diritto del cittadino è il DIRITTO DI LIBERTA’ RELIGIOSA: scompaiono dal mondo giuridico il concetto di eresia e di ortodossia.
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La rivoluzione separatista è il punto di approdo di un variegato movimento che, quando viene ad essere realizzato nel vivo delle singole esperienze nazionali, riceve due attuazione profondamente diverse, nel continente nordamericano e nella francia rivoluzionaria. Nel movimento di idee che prelude e accompagna la svolta separatista sono presenti orientamenti diversi:
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la tradizione nordeuropea e anglosassone, di tradizione protestante, muove da una concezione favorevole alle chiese e alla religione, dalle quali vuole cancellare l’arretratezza culturale e l’intolleranza. Nel pensiero giusnaturalistico la religione non è nemica dello stato ma la ragione vuole sottoporre le regole morali al vaglio dell’intelletto e rifuggere dai dogmi; nel pensiero kantiano, massimo teorico dell’illuminismo continentale, si ritrova uno spirito elevatissima che interpreta la fede in dio come un bisogno essenziale dell’uomo, sia pure sostenibile esclusivamente dalla ragion pratica. L’illuminismo diviene l’uscita dell’uomo da una minorità a loro stessi dovuta. Minorità intesa come incapacità di servirsi del proprio intelletto.(separatismo amico) → Gli Stati Uniti d’America in quanto colonizzazione spontanea, al momento di riunirsi in uno stato federale ed indipendente nel 1776, si trovano a vivere in un pluralismo consolidato nel territorio e nelle coscienze. Nella nuova formazione statale non vi è una confessione dominante da sradicare né beni ecclesiastici da incamerare → il nuovo stato si proclama AMICO di tutte le religioni pur senza abbracciarne alcuna: è verità di per sé evidente ce tutti gli uomini sono stati creati uguali e che il creatore li ha dotati di alcuni diritti inalienabili, fra cui la vita, la libertà, il perseguimento della felicità.
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In area cattolica prevale invece una condanna in toto di tutta la storia cristiana e l’illuminismo diviene lo strumento dell’emancipazione dell’uomo dalla barbarie del passato. Voltaire respinge il passato come secoli di errori ed esalta la filosofia come mezzo per illuminare gli uomini.(separatismo ostile) → Negli stati cattolici ed europei, ed in particolare in Francia, invece, lo stato, se vuole trasformarsi, deve edificare le proprie istituzioni cancellando le competitive istituzioni ecclesiastiche. Si afferma così il dogma del potere illimitato della legge e del valore pratico della violenza: lo stato diviene accentrato e burocratico e la chiesa, invece che cogliere l’opportunità storica per una riforma spirituale, interpreta gli eventi come il frutto diabolico della rivolta contro l’ordine antico e la volontà divina, dichiarando guerra totale contro la modernità. Nel 1864, a distanza di circa mezzo secolo dalla rivoluzione francese, Pio IX torna a condannare tutto ciò che è derivato dalla svolta illuminista, ribadendo che ove viene ripudiata l’autorità della divina rivelazione, al legittimo diritto si sostituisce la forza materiale.
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Diritto, stato, religione negli USA, in Francia e nell’Europa del XIX secolo.
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Gli stati uniti elaborano i rapporti stato – chiese tra il 1788 e il 1791:
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l’art. VI, 3 della costituzione recita: nessuna professione di fede sarà mai imposta come necessaria per ricoprire un ufficio o una carica pubblica negli stati uniti.
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Il primo dei dieci emendamenti alla costituzione recita: il congresso non potrà fare alcuna legge per il riconoscimento di qualsiasi religione o per proibirne il libero culto o per limitarne la libertà di parola o di stampa, o il diritto che hanno i cittadini di riunirsi in forma pacifica e di inoltrare petizioni al governo per la riparazione dei torti subiti.
Si afferma la c.d. SEPARAZIONE ISTITUZIONALE che riforma ogni forma di unionismo e confessionismo dell’ente stato e garantisce la libertà religiosa per ogni cittadino o gruppo sociale.
Tuttavia si afferma un particolare FAVOR RELIGIONIS sia a livello istituzionale che sociale e che inciderà a lungo nel costume e nella vita comunitaria → ne consegue OSTILITA’ e DIFFIDENZA verso ogni forma di ateismo o non religiosità, la cui radice deve rinvenirsi nella religiosità e nel rigorismo morale compenentranti nella formazione delle colonie. Come ricorda Francesco Ruffini per l’ammissione a tutte le cariche si chiedeva giuramento sulla bibbia; le sessioni del parlamento si aprivano con solenni preghiere di uno dei cappellani delle diverse confessioni religiose, che esso stipendia; giorni di preghiera pubblica e di ringraziamento a dio sono indetti dall’autorità governativa → l’ostilità discende dunque dall’impronta cristiana della legislazione al punto che F. Schaff compendiò dicendo che il sistema della libertà religiosa è la libertà NELLA religione e non DALLA religione, al modo in cui la libertà civile è libertà NELLA legge e non DALLA legge. Gli stati uniti dunque non spezzano il legame con la divinità ma stanno attenti che questa mantenga quei connotati generali e generici che possono risultare accetti a tutti, a cominciare da coloro legati alla tradizione giudaico-cristiana.
Il SEPARATISMO AMERICANO si qualifica per l’essere AMICO della religione e delle chiese, e OSTILE verso ogni miscredenza e ateismo. La religiosità attiene alla formazione etica e civica del cittadino, che però può collocarsi come meglio crede nel variegato panorama dei culti senza che lo stato gli imponga alcunché.
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In Europa e in particolare in francia separatismo è sinonimo di modernità e di conflitto, di conquista di libertà e di anticlericalismo, di evoluzione e di fratture sociali. Il pluralismo religioso non è numericamente presente e qualunque apertura verso le chiese si tradurrebbe in un favore alla chiesa cattolica → in francia il separatismo è frutto di una rivoluzione che iscrive nella dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (26 ag. 1789) i principi basi di una società laica: principio di uguaglianza, diritto di libertà religiosa, diritto di libertà di opinione.
Poco prima e poco dopo la dichiarazione sono varati i provvedimenti che abbattono l’ancient regime: abolizione diritti feudali, comprensivi di quelli clericali, nazionalizzazione patrimonio ecclesiastico, abolizione ordini religiosi, approvazione CONSTITUTION CIVIL DU CLERGE’: lo stato si fa protagonista della RIFORMA ECCLESIAE decidendo come deve essere organizzata la chiesa, decretando l’elezione popolare per vescovi e parroci, stipendiando il clero e imponendo, il 27 novembre 1790, il giuramento di fedeltà alla costituzione civile. La seconda fase della rivoluzione si caratterizza per una OSTILITA’ ANTIRELIGIOSA e per una CONCRETIZZAZIONE DEI MITI SANGUINARI DELLA LIQUIDAZIONE DELL’AVVERSARIO. I preti refrattari sono sospettati di attività antipatriottiche, i sacerdoti accusati da un tot. di cittadini sono messi al bando, divieto di portare l’abito ecclesiastico e pene fino alla morte per i trasgressori. Il 2-5 settembre 1793 inizia con il massacro di oltre 1000 sospetti trattenuti in carcere: TERRORE RIVOLUZIONARIO → deportazione e ghigliottina per chiunque venga sospettato di essere fedele al cattolicesimo romano
Ma il separatismo che si afferma e si diffonde in Europa dopo l’89 pur riprendendo i punti salienti delle riforme francesi non ne copia gli eccessi normativi e politici. Alla neutralità dello stato nei confronti di ogni fede religiosa corrisponde la PIENA LIBERTA’ RELIGIOSA per i cittadini, comprensiva degli orientamenti agnostici e ateistici → la religione diviene QUESTIONE PRIVATA che non deve lambire la sfera pubblica dello stato e delle sue istituzioni, né le aggregazioni sociali fondamentali. Ma questo orizzonte riformatore contiene anche gli errori e le forzature del separatismo:
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si aboliscono gli ordini religiosi e si incamerano i loro beni immettendoli a basso prezzo sul mercato.
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Lo stato impedisce ai religiosi di vivere liberamente la propria vita comunitaria, li espelle dai conventi e si appropria delle loro chiese, garantendo una piccola pensione solo ai più anziani.
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Le nomine dei parroci e dei vescovi sono soggetti al placet e all’exequatur delle pubbliche autorità.
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La religione è vista con sospetto e se ne cancellano segni e simboli da ogni istituzione sociale (scuole, forze armate).
L’ottocento è invece il secolo della SVOLTA LAICA E SEPARATISTA che si dispiega nell’occidente europeo, pur con alcune differenze:
A. nei paesi cattolici una prima fase di modernizzazione coincide con l’espansionismo napoleonico, presto seguita dalla restaurazione del congresso di Vienna (1815) che segna il ritorno dei regimi assolutistici o, più spesso, una alternanza tra regimi liberali e clericali, il cui esaurimento segna quasi sempre la prevalenza della impostazione separatista:
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In Spagna si assiste a un andirivieni dell’inquisizione e dei gesuiti, aboliti ed espulsi nel 1808, reintrodotti nel 1812 e definitivamente eliminati nel 1819, con l’abrogazione della monarchia.
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In Francia dopo l’89 si alternano velleità conciliative con la santa sede ad ambizioni radical-separatiste, che prevalgono nel 1905. Nel 1801, Napoleone conclude un concordato con la chiesa cattolica che consente la ricostituzione delle sue strutture fondamentali. Napoleno III avvertirà invece l’anacronismo del potere temporale pontificio e suggerirà a Pio IX di rinunciare allo stato pontificio per un territorio più piccolo intorno Roma (plus le territoire sera petit, plus le souverain sera grand) ma i papi non coglieranno tale suggerimento e le truppe francesi resteranno a Roma sino al 1870, quando inizia la guerra franco-prussiana. Crollato l’impero, la francia rivive nella terza repubblica la conflittualità tra conservatorismo cattolico e l’anima rivoluzionaria-separatista, che prevarrà nel 1905 con la LOI DE SEPARATION che abolisce il concordato napoleonico del 1801.
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In Italia l’intera esperienza separatista si sviluppa senza alcuna forma di violenza, senza estremismi giacobini, con una particolare attenzione alle esigenze di libertà e di autonomia del cattolicesimo italiano.
B. nei paesi a prevalenza di chiese riformate esse si sono strettamente legate alle istituzioni e alle popolazioni civili. Pertanto il sistema delle chiese di stato non subisce nell’Europa del nord alcuna erosione, essendo monarchia e chiesa ufficiale collegate con opportune disposizioni dinastiche che impediscono l’accesso al trono di chi non professi la religione nazionale. Il problema che si pone in tali aree è quello dell’ampliamento dei diritti di libertà religiosa:
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in Inghilterra la libertà religiosa viene progressivamente riconosciuta ai sociniani (1813), ai cattolici (1829) e agli ebrei (1830). Nel 1847, si consente l’accesso ai pubblici uffici ai non anglicani e ai non cristiani; dal 1864, possono accedere ad Oxford e a Cambridge tutti.
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In Norvegia, Danimarca, e Svezia, rispettivamente, nel 1842, 1849 e 1877.
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in Germania i diversi stati sono a maggioranze religiosi diverse e legislazione universale e territoriale coesistono. Nel 1794, in Prussia viene emanato il DIRITTO TERRITORIALE UNIVERSALE con cui si concede ad ogni abitante dello stato piena libertà di credenza e di coscienza. Nello stesso codice prussiano viene definita la classificazione delle principali confessioni religiose, luterana, riformata e cattolica, come CORPORAZIONI PUBBLICHE PRIVILEGIATE. Il rapporto di integrazione viene conseguito attraverso lo strumento PATTIZIO:
– 1817 concordato bavarese.
– 1870 accordo tra lo stato dell’Olenburg e la chiesa regionale evangelico-luterana.
– 1883 accordo stipulato nel principato di Birkenfels tra gli stessi soggetti.
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Il totalitarismo, di destra e di sinistra, del XX secolo. Comunismo e separatismo ateismo. Fascismo e svolta concordataria.
Il XX secolo è segnato dal trionfo e dalla caduta del totalitarismo ideologico e dello stato totalitario → il punto di coagulo i queste correnti diviene lo STATO GIACOBINO che si fa, a seconda delle occasioni, Stato fascista, nazista o comunista, esaltando la propria onnipotenza di fronte a cui i dissenzienti dovevano cedere, pena l’annientamento.
Il totalitarismo comunista si realizza in Russia, il paese più arretrato d’Europa, quando l’ideologia marxista viene posta a fondamento di un sistema politico-normativo improntato alla costruzione del comunismo del mondo → preso il potere nel 1917, i comunisti russi adottano la strategia giacobina più radicale, proclamando NEMICI STORICI tutti coloro che non si riconoscono nel progetto di edificare una società senza classi, in primis le chiese e la religione. Vengono introdotte riforme che, similmente alla francia del 1789, cancellano il vecchio ordine feudale: fine del cesaropapismo, laicizzazione degli apparati pubblici, riduzione della religione a fenomeno privato, riconoscimento del diritto di libertà religiosa e di coscienza. Ma l’abolizione della proprietà privata e dell’iniziativa privata trasforma la condizione delle chiese riducendole ad un livello di totale emarginazione: abolizione insegnamento religioso nelle scuole, divieto di riunioni per fini religiosi, abolizione società che nascondono i propri fini religiosi, si inibisce la possibilità di accumulo di beni per le chiese in quanto nessuna comunità ha diritto di possedere proprietà e di avere personalità giuridica.
Si afferma un ordinamento che perde ogni sfumatura di laicità → viene cancellata la neutralità della legge in materia religiosa e plasma un vero stato ideologico ad impronta ateistica. La costituzione dell’URSS del 1936 pone a fondamento unico dello stato il sistema di pensiero del marxismo-leninismo e si procede alla divulgazione dell’ATEISMO SCIENTIFICO. Nel partito comunista è ammesso solamente chi faccia professione di ateismo → la fede religiosa espone i cittadini al rischio di emarginazione e persecuzioni:
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anni ’20 guerra contro la Russia bianca, controrivoluzionaria e reazionaria.
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Anni ’30 persecuzioni e purghe staliniane.
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Secondo dopo guerra, repressione contro il collaborazionismo filonazista.
In questa fase Stalin sopprime l’intera chiesa cattolica dall’Ucraina e decreta il passaggio di edifici di culto, beni e fedeli alla chiesa ortodossa, mandando a morte migliaia di capi religiosi. Anche dopo la destalinizzazione del 1956, la dissidenza viene punita con l’emarginazione e l’internamento in campi di prigionia. L’esperienza sovietica costituisce il primo grande tentativo di scristianizzazione di un Paese europeo ed anche dopo la seconda guerra mondiale nei paesi dell’Europa dell’est si introducono regimi di ispirazione marxista, improntanti al separatismo ateista. Ma, nonostante i costi umani e sociali pagati in questi paesi, i regimi devono trovare alcuni adattamenti in sintonia con le caratteristiche culturali e religiose delle rispettive tradizioni.
Il totalitarismo di destra vede alla sua base ragioni quasi opposte:
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macerie, politiche e morali, desiderio di egemonia dei principali vincitori e umiliazioni e delusioni dei vinti e dei paesi più deboli, dopo il primo conflitto mondiale.
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Paura del comunismo, proiettato a conquistare le società industriali più deboli che spinge le borghesie nazionali ad allearsi con i movimenti di tipo fascistico che promettono ordine e restaurazione dell’autorità, coltivando disegni di potenza economica e militare.
Tra i vari fascismi, afferma la propria supremazia il movimento nazista di Adolph Hitler che in Germania crea lo STATO RAZZISTA TOTALITARIO, fondato sulla ideologia antisemita e sul dichiarato obiettivo di eliminazione dei dissidenti. Sono tutti cattolici i paesi nei quali il fascismo si afferma: Italia (1922), Spagna e Portogallo (anni ’30, ’40 con i regimi franchista e salazarista), all’Austria (1938- semitotalitarismo di Dolfuss) ed il ruolo del cattolicesimo è spesso decisivo: I REGIMI TOTALITARI VOGLIONO FARE DELLA CHIESA UNO STRUMENTO DI COESIONE SOCIALE E DI CONSENSO POLITICO e LA CHIESA CREDE DI POTER UTILIZZARE I REGIMI ILLIBERALI PER RESTAURARE QUALCOSA DEL VECCHIO ORDINE.
Il totalitarismo di destra vede una nuova convergenza di interessi stato-chiesa che si esprime nella stipulazione dei CONCORDATI: Italia (1929), Austria e Terzo Reich (1933), Portogallo (1940), Spagna (1953).
Nel concordato con la Germania emergono chiaramente gli intenti strumentali che muovono le parti:
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il nazismo vuole garantirsi l’appoggio di una imponente componente sociale.
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La chiesa vuole ottenere quanto può in immagine, prestigio, prerogative giuridiche.
Un do ut des, ove:
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la chiesa ottiene la protezione dello stato per gli ecclesiastici e l’esenzione per chierici e religiosi dall’obbligo di assumere incombenze ed uffici pubblici, l’insegnamento della religione nelle scuole e la conservazione e la nuova erezione di scuole confessionali cattoliche.
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Lo stato ottiene il divieto per ecclesiastici e religiosi di iscriversi a partiti politici e l’impegno che nell’ambito dell’insegnamento religioso si curerà in modo particolare l’educazione alla coscienza dei doveri nazionali, secondo le massime della fede e della morale. I vescovi prestano giuramento e promettono di rispettare e far rispettare dal clero il governo stabilito, cercando di impedire nell’esercizio del loro ministero ogni danno che possa minacciare lo stato.
D’altronde anche la chiesa evangelica tedesca si è mostrata succube ed obbediente nei confronti del nazismo, sino ad accettare l’esaltazione di Hitler.
Gli altri concordati presentano una grande uniformità contenutistica e riflettono il tentativo di RESTAURARE PRESTIGIO E PARTE DEI POTERI DELLA CHIESA CATTOLICA. Spicca in essi la caduta del principio di laicità dello stato, con la riassunzione della religione cattolica come religione di stato:
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introduzione religione cattolica come insegnamento scolastico
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riconoscimento giurisdizione ecclesiastica nelle cause di nullità del matrimonio.
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Ritorno del privilegio del foro in tema di quei rapp. Coniugali che dovrebbero rimanere nella sfera intima degli interessati.
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Tutela, anche finanziaria, delle istituzioni ecclesiastiche, e riconoscimento della rilevanza civile del vincolo che lega sacerdoti e religiosi all’istituzione ecclesiastica.
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Discriminazione ed emarginazione per le confessioni non cattoliche.
La violazione della libertà religiosa e dei diritti umani, si confonde con il prodotto storico del totalitarismo nazifascista, con la guerra dichiarata e portata contro i popoli liberi, con lo sterminio degli ebrei, con l’olocausto dell’Europa del secolo breve.
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Fine del totalitarismo, seconda modernità, diritti umani.
Il secondo novecento è anzitutto epoca di revisioni, di rilettura storica di responsabilità, ovunque esse si annidino. La prima revisione riguarda lo Stato e con esso l’ideologia della razionalità che doveva ispirare società autosufficienti e garanti del benessere e che invece riscopre a distanza le proprie malattie e i propri limiti → la scuola di Francoforte sottopone a critica il PRINCIPIO DI RAZIONALITÀ, giudicandolo inidoneo a distinguere il bene dal male. Horkheimer e Adorno ricordano che i concetti di razionalizzazione, di fine oggettivo perseguitato dagli uomini, sono equivoci, poiché contengono in sé sia il bene che il male, potendo servire entrambi. Le passioni oscure dell’uomo sono state unificate e messe a frutto nel totalitarismo, ma non sono assenti da ciò che lo ha preceduto ed in qualche misura preparato:
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Anche la più grande democrazia dell’occidente, intrisa di spirito religioso, ha convissuto con la schiavitù e con il razzismo, teorizzando e istituzionalizzando l’inferiorità razziale dei neri.
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La spinta all’imperialismo la si ritrova nell’epopea napoleonica, ancor oggi tanto ammirata.
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Il diritto di voto, soppresso da tutti i totalitarismi, è stato riservato a porzioni ridotte della società liberale per oltre un secolo.
I diritti sociali sono stati negati dagli stati europei che nell’800 si andavano industrializzando e sono stati acquisiti e conquistati a gran fatica solo nel ‘900 → il totalitarismo è stato il mostro ma anche la punta di diamante di una piramide più vasta, fatta di vessazioni e violenze, che gli stati moderni hanno edificato poco per volta.
Nelle radici del totalitarismo sono coinvolte anche le chiese e le religioni: quelle protestanti che non hanno levato mai voce contro il razzismo e quella cattolica che ha flirtato a lungo con ogni forma di assolutismo:
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Pio IX sul calar degli anni ’30 percepisce i costi e i prezzi che la chiesa deve pagare all’alleanza totalitaria e con l’enciclica Mit Brennender Sorge (1937) prende le distanze dal regime hitleriano.
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Con il concilio vaticano II il cattolicesimo si riconcilia con la modernità e avvia una implicita autocritica degli errori pregressi della chiesa che si dispiegherà con Paolo VI e Giovanni Paolo II.
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Nel 1965 la costituzione conciliare GAUDIUM ET SPES supera le condanne ottocentesche e si pronuncia a favore della forma democratica dello Stato e del diritto di libertà religiosa, condannando ogni forma di regime politico che impedisca la libertà civile o religiosa.
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Con la dichiarazione DIGNITATIS HUMANAE il concilio elabora una originale concezione del diritto di libertà religiosa che si vuole fondato sul rispetto dell’autonomia e della dignità della persona umana.
Giovanni Paolo II si assume il compito di procedere ad una revisione della storia della chiesa, sconfessando non poche scelte e pratiche ecclesiastiche dei secoli passati:
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richieste di perdono per l’inquisizione e per le condanne di celebri eretici.
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per l’ostilità verso le chiese protestanti ed ortodosse e verso l’ebraismo.
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A Vienna il 10 novembre 1983 dichiarerà “dobbiamo confessare e chiedere perdono per le molte colpe di cui noi cristiani ci siamo macchiati”.
Si apre anche una fase storica in cui si cerca di RIDIMENSIONARE E TRASFIGURARE IL RUOLO DELLO STATO. A livello internazionale si fa strada l’idea che il mondo intero debba essere governato da una autorità mondiale dotata di forza sufficiente per imporsi ai singoli stati:
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Nel 1945 viene approvata la carta delle nazioni unite e secondo l’art. 42 dello statuto dell’ONU, il consiglio di sicurezza può intraprendere ogni azione che sia necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale → affermazione del DIRITTO/DOVERE DI INTERVENTO della comunità internazionale nei casi in cui venga messo a rischio il valore supremo della pace e della convivenza tra i popoli.
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L’art. 1 della dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 afferma “tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza → il primo passo di una serie di trattati, convenzioni e dichiarazioni internazionali che porranno i DIRITTI UMANI a nuovo paradigma delle relazioni internazionali e della trasformazione dello stato.
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Con il tempo si afferma il PRINCIPIO DI INGERENZA UMANITARIA, in base a cui l’ONU e i suoi organismi regionali possono intervenire con strumenti progressivamente coercitivi per porre fine a gravi e ripetute violazioni dei diritti umani nei cnf di popolazioni o minoranze entiche e religiose da parte dei singoli stati sovrani.
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L’Unione Europea pone come condizione pregiudiziale che ciascuno stato aderente sia strutturato democraticamente e in regola con il rispetto dei diritti umani.
Con il tempo cambia anche il volto dello stato e delle istituzioni pubbliche: cadono residue diffidenze verso gruppi e movimenti della società civile che vedono crescere i propri diritti, la propria rilevanza comunitaria e fruiscono di spazi giuridici, sociali ed economici.
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Le tradizioni ortodossa, protestante, cattolica, nell’Europa dei diritti umani e del pluralismo. Nuovo confronto tra le Religioni del Libro.
La questione religiosa della seconda modernità si colloca in un contesto sociale europeo del tutto nuovo1 , ove:
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l’essere cristiani ispira più un atteggiamento culturale che un modo di agire rigoroso e coerente nella vita sociale, riflettendo più una scelta etico-spirituale che l’adesione ad una specifica istituzione ecclesiastica.
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Si affermano poi movimenti religiosi di nuova formazione o di derivazione orientale, che immettono in parte i semi per quel pluralismo religioso che l’Europa non ha mai conosciuto.
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Il flusso migratorio di massa provoca l’inserimento nel tessuto sociale di popolazioni, pratiche e di costumi legate a culture diverse, sovente di matrice islamica.
In tal modo il fenomeno del MULTICULTURALISMO e la relativa diffusione di NUOVI MOVIMENTI RELIGIOSI riflettono una sorta di PLURALISMO SENZA CONFINI che caratterizza la seconda modernità.
Le riforme ordinamentali causate da tal sommovimento socio culturale sono profonde e continue ma MAI repentine né tanto meno radicali → una lenta erosione delle punte laiciste e di quelle confessioniste cambia progressivamente i rapporti tra stato e chiese senza però sovvertirli del tutto.
I cambiamenti più graduali avvengono nelle due forme classiche di separatismo:
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nel separatismo statunitense è andato estinguendosi quel FAVOR RELIGIONIS e la suprema corte si assume il compito di innovare l’interpretazione della costituzione eliminando le discriminazioni per i non credenti e cancellando le più marcate connotazioni pluriconfessioniste di molti stati. Gli usa mantengono lo storico equilibrio tra iniziaive private e intervento pubblico, consentendo alle chiese un cospicuo spazio di presenza e attività sociale ma si accentua il ruolo delle strutture pubbliche, a cominciar da quelle scolastiche: il separatismo giuridico si trasforma in una cornice di riconoscimento e di accoglienza delle esigenze religiose e ideologiche dei cittadini su un piano di crescente parità.
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Il separatismo francese vede attenuarsi l’impronta di OSTILITA’ e, pur rimanendo fondato sulla loi de separation, si aprono spazi per l’intervento finanziario pubblico a favore di determinate attività confessionali e si perviene ad una legislazione positiva sulle scuole private confessionali.
Le chiese protestanti sono coinvolte da un profondo cambiamento e dal 1948 si vedono riunite nel CONSIGLIO MONDIALE DELLE CHIESE, con l’obiettivo di darsi una base comune di maggiore coerenze evangelica e di minore compromissione col potere politico → una secolarizzazione radicale che ha finito per investire anche le strutture ecclesiastiche. Tra i più evidenti effetti di scissione tra società e religione vi è quello delle:
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riforme nell’ambito delle relazioni familiari e sessuali(es. Coppie di fatto e gay)
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riforme democratizzanti all’interno delle chiese ufficiali (es. sacerdozio per le donne)
Il profilo formale dei rapporti stato-chiesa è pero rimasto fermo allo schema delle chiese territoriali di Stato → il vincolo dinastico di appartenenza costituisce un residuo storico il cui sfaldamento è iniziato in Svezia, con la riforma del 1998, entrata in vigore nel 2000 che ha posto le basi per nuove relazioni ecclesiastiche, attenuando il carattere ufficiale che il luteranesimo aveva in precedenza; in Norvegia è stato elaborato un processo di riforma che dovrebbe entrare in vigore nel 2013 e dovrebbe modificare l’art. 2 della Cost. nel senso che il valore fondamentale rimane il nostro patrimonio Cristiano e Umanistico, l’art. 16 nel senso che tutti gli abitanti del regno devono avere il diritto di professare liberamente la propria religione. La chiesa evangelico-luterana rimane una folk kirka e come tale supportata dallo stato e le cui regole di organizzazione devono essere definite dalla legge. Il re però non è più capo della chiesa e questa elegge liberamente i propri dirigenti. Dibattiti sono aperti anche in G. Bretagna, relativamente al vincolo dinastico di appartenenza anglicana.
L’ortodossia cristiana, venuti meno i regimi comunistici, sta vivendo una fase di rinascenza religiosa e di ricostruzione di un moderno rapporto con lo stato. In Russia il conflitto tra la terza Roma e Roma è tornato a manifestarsi quando il Cremlino nel periodo gorbacioviano sembrava aprire le porte a tutte le chiese. Con la l. 1 ottobre 1990 l’Unione Sovietica si apriva agli standard occidentali, riconoscendo la piena libertà religiosa e di coscienza, il diritto di tutte le confessioni di organizzarsi e agire senza limitazioni di sorta → dura reazione del Patriarcato di Mosca che, con il venir meno dell’unione sovietica, ha posto il veto per una visita del pontefice e ha influenzato la formazione della NUOVA LEGGE FONDAMENTALE DELLA FEDERAZIONE RUSSA (1 ottobre 1997) che si apre con il riconoscimento dello speciale contributo dell’ortodossia alla storia e cultura della Russia e pone distinzione tra:
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organizzazioni religiose: (possono acquisire pers. Giuridica, svolgere attività nei campi dell’istruzione, dell’assistenza etc. , entrare in rapporto con le autorità governative) solo quelle realtà che esistono sul territorio della federazione russa da almeno 15 anni.
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Gruppi religiosi: possono svolgere attività solo a livello locale.
L’ortodossia greca continua ad essere integrata nelle strutture pubbliche: marcata diseguaglianza per gli altri culti e divieto di proselitismo.
Nei paesi non ortodossi ex comunisti la chiesa cattolica ha nuovamente un posto privilegiato, stipulando con molti di essi concordati o accordi di carattere generale. La caduta del comunismo ha consentito a ciascuno stato di riannodare le fila con la propria tradizione nazionale e di elaborare relazioni ecclesiastiche in sintonia con i principi di laicità temperati dalla volontà di collaborazione con le chiese e le confessioni religiose.
Nell’Europa occidentale la chiesa di Roma ha dovuto confrontarsi con il carattere laico che lo stato è venuto ad assumere in quei paesi con cui essa aveva stipulato i concordati in epoca totalitaria: la revisione dei vecchi concordati li ha trasformati in accordi fondati sulla RECIPROCA AUTONOMIA tra stato e chiesa, con l’abolizione di quel tessuto normativo privilegiario che mortificava l’autonomia e la laicità delle istituzioni pubbliche.
La seconda modernità ha anche visto un nuovo confronto/scontro tra le tre religioni del libro → nel secondo dopo guerra nasce lo STATO DI ISRAELE, dopo che L’ONU si era pronunciata nel 1947 per la formazione in Palestina di due stati, uno ebraico ed uno arabo. La dichiarazione DELL’ONU riflette il debito occidentale verso gli ebrei ed il 14 maggio 1948 viene proclamata l’Indipendenza dello Stato d’Israele ma gli stati arabi non accettano la spartizione e lo considerano una realtà da annientare: già all’indomani di tale proclamazione scoppia la prima guerra tra israeliani e arabi (’56, ’67, ’73).
Lo stato israeliano si struttura democraticamente e si garantisce la libertà religiosa e di coscienza per tutti, senza distinzioni. La legge del ritorno del 1950 agevola l’immigrazione ebraica e costituisce lo strumento per il consolidamento etnico ebraico dello stato. La tradizione ebraica NON è fonte del diritto per tutti i cittadini ma è prevista la rilevanza di diversi diritti confessionali in materie come il diritto di famiglia e in alcuni rapporti interpersonali.
Il permanente conflitto tra Israele e mondo arabo è tra le cause dell’insorgenza del FONDAMENTALISMO ISLAMICO, il quale avvelena i rapporti tra gli stati e impedisce lo sviluppo del dialogo interreligioso che dovrebbe risolvere alcuni nodi del rapporto tra le 3 religioni.
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L’Islam in Europa. Laicità e libertà religiosa alla prova della terza religione del libro.
Il problema dell’islam, in virtù dei notevoli flussi migratori, è quello più rilevante: l’Europa si è trovata di fronte ad una identità religiosa che è insieme identità civile, politica, culturale e per certi versi opposta all’identità elaborata dall’occidente negli ultimi secoli. L’Islam non conosce gerarchie clericali ma il mondo musulmano è compatto e solidale intorno a quei principi e valori fondamentali che accomunano tradizioni e scuole di pensiero. Si aggiunga a ciò il fatto che Imam e Dottori della legge siano restii alla speculazione teologica, scoraggiata dal corano stesso.
Né l’Imam, a cui viene affidata la guida della preghiera in Moschea, né il Muezzin, cui è affidato il compito di annunziare il tempo delle preghiere quotidiane, costituiscono un corpo a parte: essi sono dei funzionari nominati dall’autorità governativa o dal responsabile della moschea.
Nemmeno i Dottori della Legge (ulama), ai quali è affidato l’onere di interpretare la legge coranica e di dare responsi su casi particolari, costituiscono un corpo a parte → essi devono la propria autorità al consenso che si sono conquistati all’interno della comunità (Umma).
La Sharia stabilisce le regole che disciplinano i principali aspetti della vita individuale e collettiva, dal punto di vista religioso, familiare, sociale, del diritto privato e del diritto penale. Il corano è legge per tutti gli uomini: lo stato non può essere legislatore e governante oltre i confini tracciati dal Corano. Il potere politico ha come compito fondamentale l’applicazione della SHARIA.